La trasmissione diretta delle conoscenze sulla Shoah attraverso i sopravvissuti, con le loro testimonianze sulle drammatiche esperienze legate alle persecuzioni naziste, sta ormai venendo a mancare.
Il copioso patrimonio documentale prodotto negli ultimi decenni fa sì tuttavia che rimangano per i posteri tracce fondamentali sia sull’organizzazione della macchina dello sterminio, sia sui ricordi tramandati ai discendenti.
La seconda generazione, quella cioè dei figli di coloro che in quell’orribile gioco delle parti furono le vittime, e la terza, quella dei nipoti, hanno sia esperienze sia approcci differenti al retaggio famigliare. Ma ciò che hanno in comune è un trauma ancora profondo.
Anche i discendenti dei carnefici, laddove volontariamente aperti alla rielaborazione del passato famigliare, sono posti davanti a fatti traumatici.
Il punto di partenza della riflessione di questo Laser sulla terza generazione dopo la Shoah e sulla possibilità di una convivenza civile fra cittadini con culture, tradizioni e confessioni diverse, sono due iniziative del Museo Ebraico di Vienna e del Wien Museum. Il tema è tuttavia spiccatamente transnazionale.
Con l’aiuto di due storiche – Barbara Staudinger e Gabriele Kohlbauer-Fritz- e di voci di rappresentanti della terza generazione, Flavia Foradini entra nei chiaroscuri dei riverberi della Shoah nel nostro oggi.
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