Oggi è il 27 gennaio, il Giorno della Memoria, che quest’anno segna l’80esimo anniversario della data simbolo in cui le truppe sovietiche liberarono i prigionieri detenuti nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. In questo solo campo furono deportati 1,3 milioni di esseri umani. Un milione e centomila vi morirono e di questi un milione erano ebrei. Una memoria da tenere viva perché, come diceva Primo Levi, scrittore e sopravvissuto alla Shoah, “È accaduto, quindi può accadere di nuovo”. Ricordare dunque è necessario “perché il mondo conosca sé stesso”, compreso il potenziale distruttivo umano.
Le celebrazioni ufficiali di questo anniversario si terranno nel pomeriggio nell’odierno campo–museo di Auschwitz-Birkenau. Tra gli invitati, una cinquantina di superstiti che saranno gli unici autorizzati a parlare, nonostante la presenza di diversi capi di Stato. Quando i testimoni diretti non ci saranno più, a chi spetterà portare avanti la memoria della Shoah? Come e perché tenere vivo il Giorno della Memoria?
A Modem ne parliamo con:
Dario Venegoni, presidente ANED - Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti
Adriano Bazzocco, storico e ricercatore
Intervista registrata a:
JADWIGA PINDERSKA LECH, Responsabile della casa editrice del Museo di Auschwitz – Birkenau
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https://www.rsi.ch/s/703681