lirica
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L’opera lirica sul grande schermo

di Luisa Sclocchis

  • 23.11.2022
  • 24 min
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Una storia di antichi rapporti lega il cinematografo all’opera lirica: il melodramma e l’opera sono stati, infatti, una innegabile fonte di ispirazione per il cinema, utilizzati per sceneggiature, per colonne sonore, per creazioni artistiche, più o meno rispettose dell’originale musicale. Nei paesi europei, la proiezione filmica è spesso concepita come riproduzione dell’evento teatrale ma una decisa novità si registra a cavallo fra gli anni Dieci e Venti del Novecento: è l’instaurarsi di un’aperta rivalità fra il cinema e il teatro musicale. Innumerevoli adattamenti cinematografici di opere sono nati, quindi, dalla competizione mediale tra cinema e opera. Adattamenti cinematografici che aspiravano a conferire dignità artistica e culturale al nuovo mezzo cinematografico e, allo stesso tempo, ad attualizzare soggetti operistici, adattandoli al senso di naturalismo e immediatezza del cinema. Il cinema italiano assiste così al contemporaneo sviluppo di due filoni molto diversi: il Neorealismo, che segna la rinascita del cinema cosiddetto d’autore e il genere più “popolare” dei film-opera. In questo scenario un regista come Carmine Gallone (1885-1973) specialista di film storico-mitologici oltre che di film-opera realizza pellicole debitrici a opere liriche tra cui "Casta Diva" del 1935, I"l sogno di Butterfly" del 1939, "Rigoletto" nel 1946, "Il Trovatore" nel 1949, "Madama Butterfly" nel 1954, "Tosca "nel 1956; oltre a G"iuseppe Verdi " nel 1938 e "Puccini " nel 1953.

Questi, alcuni degli argomenti trattati in occasione della recente Tavola rotonda dal tema “L’opera lirica sul grande schermo” tenutasi alla Rocca sforzesca di Imola, in occasione della prima giornata del 26.mo Colloquio di Musicologia del «Saggiatore Musicale», e ospitata dalla Fondazione Accademia “Incontri col maestro” di Imola. Luisa Sclocchis ne ha parlato con Lorenzo Bianconi, musicologo e professore emerito di Drammaturgia musicale dell’Università di Bologna, Francesco Finocchiaro, docente di Storia della musica al Conservatorio di Rovigo ed Elena Mosconi, docente di Storia del cinema presso l’Università degli Studi di Pavia.

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