Oggi, la storia

Anche le parole sono fatti

di Lina Bertola

  • 16.04.2015, 09:05
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Totò, ne Gli onorevoli

  • Wikipedia

Oggi, la storia 16.04.15

Abbiamo letto, e ascoltato, moltissime parole in questa lunga campagna elettorale che si conclude oggi. Molte parole, che hanno permesso ai candidati di essere presenti, di esserci, proprio attraverso il loro raccontarsi; ma parole in cui abbiamo anche sentito scorrere, in modo più o meno esplicito, un sospetto, quando non addirittura un “j’accuse”, nei confronti della parola stessa. “Fatti, non parole!” si è detto a voce alta, o si è suggerito tra le righe.

Questa rappresentazione assai diffusa di una relazione in qualche modo conflittuale tra le parole e i fatti, mi pare un sintomo del nostro tempo; di un mondo, il nostro, che sembra aver perso di vista gli orizzonti di senso. La percezione conflittuale di parole e fatti, è sintomo di una tendenza a prendere atto di ciò che esiste, e ad accogliere l’evidenza della realtà data, così com’ è: come un’evidenza senza bisogno di parole. Schiacciati dentro la concretezza, tutta presente, del fare, non abbiamo bisogno di affidarci alla forza progettuale della parola; per questo, forse, non possiamo, e non sappiamo, riconoscere ciò che la storia ha più volte mostrato, e cioè che anche le parole sono fatti.

L’uomo è un animale simbolico: così ci definì il filosofo Ernst Cassirer, nel cuore del Novecento. Piuttosto che a contatto diretto con la realtà noi viviamo a contatto con i significati che diamo alle cose che esistono. Come dire, abitiamo il senso delle cose. Proprio per questo, "e parole sono la nostra casa, sono la casa in cui abitiamo", come sostenne anche Martin Heidegger.

Affermare che anche le parole sono fatti non significa però ridurre i fatti a semplici interpretazioni: sostenere che ciascuno vive nel proprio mondo, che ognuno racconta il proprio mondo e che tutto è dunque relativo, è solo un’interpretazione possibile, a volte suggerita proprio dalla politica, e proprio quando la politica depotenzia la parola, e le impedisce di essere un luogo di incontro e di progetto comune.

Riconoscere che anche le parole sono fatti significa solo riconoscere che la realtà prende voce nelle parole con cui le diamo un senso, per assumercene la responsabilità; ma significa anche, proprio per questa forza simbolica che appartiene loro, che le nostre parole possono provare a cambiare il mondo, come è successo più volte nella storia. Non è necessario scomodare i poeti per comprendere che la parola può moltiplicare i mondi possibili, e proprio perché possibili, anche reali. Basterebbero le visioni politiche, quando ancora riuscissimo ad averne.

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