Oggi, la storia
Martedì 14 giugno 2016 - 07:05
Austria–Ungheria, contro chi?
Oggi, la storia 14.06.2016, 07:05
«Oggi si gioca Austria–Ungheria», «Contro chi?». Questa barzelletta che si raccontò già durante la Duplice Monarchia dell’Impero austro-ungarico era tanto ironica quanto si riferiva comunque a una partita già allora storica. Non era soltanto che Austria-Ungheria segnò nel 1902 il primo incontro di due nazionali sul suolo europeo-continentale, ma è fin ora quello più ripetuto: 138 volte, inclusa la partita di stasera alle ore 18 a Bordeaux. Soltanto il classico sudamericano tra l’Argentina e l’Uruguay si è ripetuto più spesso a livello mondiale.
Già il fatto che l’Impero non dispose mai di un’unica squadra, ma che le due Nazionali si sfidarono molto frequentemente, indica l’autonomia paritaria con cui entrambi i regni, quello austriaco e quello ungherese, furono uniti sin dal 1867 dagli Absburgici. La capitale era Vienna che così riuscì ad avanzare la terza città d’Europa in un territorio che dopo la Russia fu il più grande del continente. Lì risiedevano il sovrano comune e gli unici tre ministeri unificati, quelli della politica estera, economica e militare. Del resto, entrambi i regni avevano una propria costituzione, i propri parlamenti e ministri, e persino conservarono le loro bandiere. L’organizzazione della burocrazia era moderna e l’economia funzionava, grazie anche ai terreni fertili e ottimi collegamenti infrastrutturali.
Ciononostante la Doppia Monarchia portava in sé il motivo che l’avrebbe spaccata dall’interno: la corona absburgica non riuscì mai a realizzare un rapporto armonioso né con l’Ungheria né con gli altri nove gruppi etnici sul suo territorio. La popolazione fu infatti divisa in 47% Slavi, 24% di lingua tedesca, e 20% Ungheresi. Uno di questi conflitti, quello con i Bosniaci, sarebbe diventato anche la causa per lo scoppio della Grande Guerra, nata dalle conseguenze fatali dell’assassinio del principe erede Francesco Ferdinando con sua moglie il 28 giugno 1914 a Sarajevo. Dopo la Guerra fallirono i tentativi di mantenere lo stato plurietnico trasformandolo in una repubblica federale, e il 31 ottobre 1918 l’Ungheria dichiarò la sua fuoriuscita dall’unione.
All’attuale edizione degli Europei in Francia partecipano per la prima volta 24 squadre, e i prossimi europei nel 2020 si terranno in 13 stati diversi: entrambe le novità danno espressione della coscienza del pluralismo crescente in Europa. Come nei tempi della Doppia Monarchia, il calcio è ancora oggi un veicolo per l’unità dei popoli e delle etnie, ma certamente non ne è una garanzia sufficiente. Ma in questo mese nelle città e sulle piazze gioca l’Europa. Contro nessuno. E di certo non contro i terroristi.