Oggi, la storia

Aut viam inveniam aut faciam!

«Troverò una strada oppure la farò!», di Alessandro Stroppa

  • 18.03.2016, 08:05
Antica strada romana

Antica strada romana

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Oggi, la storia
Venerdì 18 marzo 2016 - 07:05

Il dibattito preceduto e seguito alla consultazione referendaria del 28 febbraio scorso (raddoppio della galleria del San Gottardo) ha riacceso una ridda polemiche – molte delle quali più che legittime – sulla necessità o meno di aprire una seconda via in un massiccio montuoso già sufficientemente scavato e violato dalle opere umane. L’esigenza di aprire nuove vie attraverso luoghi sbarrati dalla natura è una realtà molto antica, e risale ai tempi dei Romani: maestri nell’apertura delle carreggiate viarie (che si dividevano in viae glareatae, pavimentate a ghiaia, e in viae stratae, realizzate in selciato), i Romani non solo superavano gli ostacoli fluviali edificando dei ponti, ma addirittura costruivano gallerie laddove la natura non consentiva di essere aggirata diversamente. Le chiamavano viae per montes excisae, “vie tagliate attraverso le montagne”. Uno straordinario esempio è quello di Petra Pertusa Maggiore, nelle Marche, detta anche Forulus, da cui l’odierno nome di Galleria del Furlo: una galleria di quasi 40 metri scavata ai tempi di Vespasiano lungo la via Flaminia attraverso l’Appennino per consentire il collegamento del versante tirrenico con quello adriatico. Ne resta traccia nel toponimo di Intercissa, presso la gola del Furlo, derivato dal latino saxa intercisa, il luogo delle “rocce tagliate”.

Ma esiste una Petra Pertusa (letteralmente “pietra forata”) anche in Svizzera, oggi ben riconoscibile nel toponimo Pierre-Pertuis, un passo situato a sud di Tavannes, poco a nord di Berna, che collega la valle della Birsa con quella della Suze: la via romana proveniente dalla località di Petinesca (l’odierna Studen), che sul valico passava attraverso un varco roccioso e collegava due strade militari (Avenches-Soletta-Augst e Besançon-Mandeure-Kembs). Realizzata anch’essa in epoca vespasianea, questa via, esattamente come quella del Furlo, era stata in parte intagliata nella roccia e, nei punti più critici, direttamente aperta attraverso un traforo: la sua importanza strategica è dimostrata, tra l’altro, anche dal fatto che fu ininterrottamente utilizzata, in assenza di itinerari alternativi, dall’epoca romana fino all’apertura della moderna galleria autostradale nel 1997. Straordinaria è dunque l’eredità dell’ars pertundendi degli ingegneri romani nella storia elvetica, se si pensa che, attualmente, la sola rete nazionale svizzera contempla più di 220 gallerie. Gli eredi degli Elvezi, insomma, sembra che abbiano resa propria una celebre battuta attribuita ad Annibale, quando seppe dai suoi generali che era impossibile attraversare le Alpi con gli elefanti: «Aut viam inveniam aut faciam!» («troverò una strada oppure la farò!»).

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