Oggi la storia 12.09.14
Nell’84, 1930 anni fa, sotto l’impero di Domiziano il generale Giulio Agricola si preparava alla conquista della Britannia: nei lontani Highlands scozzesi la vittoria romana presso il monte Graupio segnò la vigilia di tale evento. Lo storico contemporaneo Cornelio Tacito riporta, nella sua biografia di Agricola, il vibrante discorso di Calgaco, il capo dei Britanni, che con queste parole motivava i commilitoni alla resistenza:
«Quando ripenso alle cause della guerra e alla terribile situazione in cui versiamo, nutro la grande speranza che questo giorno [...] segni per tutta la Britannia l’inizio della libertà. Sì, perché per voi tutti qui accorsi in massa, che non sapete cosa significhi servitù, non c’è altra terra oltre questa e neanche il mare è sicuro, da quando su di noi incombe la flotta romana. [...] I nostri compagni che si sono battuti prima d’ora con varia fortuna contro i Romani avevano nelle nostre braccia una speranza e un aiuto, perché noi, i più nobili di tutta la Britannia [...], avevamo perfino gli occhi non contaminati dalla dominazione romana. Noi, al limite estremo del mondo e della libertà, siamo stati fino a oggi protetti dall’isolamento e dall’oscurità del nome. Ora si aprono i confini ultimi della Britannia e l’ignoto è un fascino: ma dopo di noi non ci sono più popoli, bensì solo scogli e onde e il flagello peggiore, i Romani, alla cui prepotenza non fanno difesa la sottomissione e l’umiltà. Predatori del mondo intero, adesso che mancano terre alla loro sete di totale devastazione, vanno a frugare anche il mare: avidi se il nemico è ricco, arroganti se povero, gente che né l’oriente né l’occidente possono saziare; loro soli bramano possedere con pari smania ricchezze e miseria. Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove fanno il deserto, lo chiamano pace». Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant: proprio questa clausola chiosa il discorso di Calcago – un discorso probabilmente fittizio che si situa in una ben nota tradizione retorica della storiografia antica – ma che esprime le profonde perplessità dello storico Tacito: se da un lato il processo di civilizzazione della “barbarie” è una necessità storica, dall’altro gli effetti collaterali non possono che essere devastanti. Una concezione realistica e amara, destinata a lasciare una traccia profonda nel pensiero storiografico moderno.
Alessandro Stroppa