
Gesticolare
Oggi, la storia 14.11.2014, 07:05
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Sulle strade della città incontriamo ogni giorno una folla che va di fretta e, ascoltando e parlando al cellulare, gesticola, allarga le braccia, spalanca gli occhi, sorride, grida arrabbiata. Donne e uomini, mentre parlano rivolti a un interlocutore che non vediamo né sentiamo, atteggiano il viso a espressioni stereotipate che mi ricordano il gesticolare dei partecipanti ai pomeriggi televisivi. Mi domando quella mimica recitata che ripete uno stile standard è a beneficio degli sconosciuti che si incrociano per strada. E’ probabile. Questo mi porta a riflettere sul ruolo dei gesti nella storia del nostro passato gli storici hanno studiato il linguaggio gestuale di comunicazione dei gruppi nel tempo. Nel mio terreno di studio, il medioevo, l’argomento si è rivelato molto interessante.
Ogni comunità, monastero, corte, università possedeva in quei secoli un suo linguaggio gestuale che permetteva all’individuo di dimostrare la sua appartenenza al gruppo e di rendere evidenti le gerarchie interne. Come scrive Jean Claude Schmitt noto studioso del comportamento “Facendo gesti l’uomo di quei tempi non era mai solo”, fatto importante in una civiltà dove le identità individuali faticavano a emergere e appartenere al gruppo era dunque fondamentale. Il significato si rivelava nello stile di una stretta di mano senza guanto, nella spada posata sul capo di un sottoposto, nelle mani congiunte in una preghiera non solo religiosa. Sappiamo che almeno fino al XII secolo nei contratti stringere la mano aveva lo stesso valore legale di un documento scritto. Anche la virtù e il valore personale erano indicati da gesti, “calmi graziosi e gravi” come ammoniva Ugo di s. Vittore. Altri gesti, spontanei e individuali, invece erano, e sono ancora, immediate risposte corporee a moti dell’animo e esprimono improvvise e forti emozioni. Ricordo quel passo della Chanson de Roland dove Carlo Magno colpito dalla notizia inaspettata della morte del suo amato paladino, china il capo, si accarezza la barba canuta, si attorciglia i baffi e infine scoppia a piangere.