Oggi, la storia
Lunedì 04 aprile 2016 - 07:05
Mi riesce molto difficile, in questi giorni, non continuare a pensare alla terribile storia di Giulio Regeni, come credo capiti a tutti quelli che trovano quotidianamente sui mass media resoconti che di giorno in giorno rendono la vicenda più terribile dal punto di vista umano, e più insopportabile da quello civile e politico.
Dal punto di vista umano basta pensare a quanto ha detto giorni fa la madre di Regeni, con una forza e una dignità incredibili: se ho potuto riconoscere il cadavere di mio figlio - ha detto- è stato solo grazie alla “ punta del naso”. Il resto del volto, infatti, era stato reso irriconoscibile dalle torture, che come sappiamo gli sono state inflitte per giorni e giorni.
Ma come dicevo la vicenda è intollerabile anche dal punto di vista civile e politico: sto pensando, come è evidente, al comportamento del governo egiziano, che ha tentato di depistare in ogni modo le indagini, con una sfacciataggine che rivela tutta la tracotanza di un potere che sequestra, tortura e mette sistematicamente a morte migliaia e migliaia di oppositori.
Ebbene, io credo veramente che la misura sia colma. Ovviamente capisco la cautela con la quale il governo italiano ha tentato e tenta di non rompere completamente i rapporti con un paese al quale è legato sia da ragioni politiche (dovute al ruolo dell’ Egitto nella guerra contro l’Isis) sia da forti interessi economici. Ma mi domando se forse noi, tutti noi, individualmente, non potremmo e non dovremmo dare un segno tangibile della nostra indignazione. Il flusso turistico, in Egitto, è parte non irrilevante dell’economia. Se ciascuno di noi cancellasse quel paese dal numero di quelli dove recarsi in vacanza o per ammirare le meraviglie artistiche che esso possiede, la somma delle nostre piccole rinunce potrebbe essere un segnale simbolicamente (e forse non solo simbolicamente) importante. Quantomeno, ci aiuterebbe a riconciliarci almeno in parte con le nostre coscienze e ci farebbe sentire meno umiliati per la mancanza di rispetto che il governo egiziano crede di poter impunemente mostrare nei confronti di governi che si ispirano e praticano valori diversi dai suoi.