Oggi, la storia
Martedì 13 ottobre 2015 - 07:05
Il 13 ottobre 1582 non è mai esistito. Nell’autunno di quell’anno il calendario è, infatti, scivolato da giovedì 4 a venerdì 15 ottobre saltando i dieci giorni di mezzo. Si è trattato di un provvedimento preso nell’ambito dell’attuazione della riforma gregoriana del calendario, così chiamata perché introdotta su iniziativa di papa Gregorio XIII. Fu scelto il mese di ottobre per introdurre il nuovo calendario, perché si trattava di un periodo in cui non ricorrevano feste solenni.
Il passaggio dal calendario giuliano, che si basava su una riforma introdotta da Giulio Cesare nel 46 a.C., al calendario gregoriano era stato necessario per via dello scollamento accumulatosi nei secoli tra l’anno solare e quello civile. L’anno solare, che è il periodo di tempo compreso tra due passaggi successivi del sole all’equinozio di primavera, ha una durata di 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 45 secondi. L’anno civile di 365 giorni, o 366 negli anni bisestili, non corrisponde dunque esattamente all’anno solare. Questa lieve differenza produce un divario di tre giorni in 400 anni. Tra il 46 a.C. e il 1582 c’era dunque stato uno slittamento di dieci giorni, che venne compensato, appunto, con il passaggio dal 4 direttamente al 15 ottobre.
Della riforma si era occupata una commissione di studiosi provenienti da tutta Europa e ai cui lavori contribuirono in modo decisivo il medico, astronomo e matematico calabrese Luigi Lilio e il matematico gesuita Christopher Clavius. L’interesse di papa Gregorio XIII era quello di ripristinare l’accordo tra la data della Pasqua e i dettami del Concilio di Nicea del 325, che aveva stabilito che la Pasqua venisse celebrata la prima domenica dopo il plenilunio di primavera, e cioè la prima luna piena a partire dall’equinozio di primavera che cadeva in media il 21 marzo.
Luigi Lilio propose una soluzione, che permetteva di mantenere l’equinozio di primavera al 21 marzo e consentiva quindi di determinare con precisione la data della Pasqua: dovevano essere comuni anziché bisestili quegli anni secolari che non sono divisibili per 400. Il contenuto della riforma gregoriana è quindi che rimangono bisestili tutti gli anni non terminanti con due zeri e divisibili per quattro.
Il calendario gregoriano non fu accettato subito da tutti. In un primo tempo fu introdotto solo negli stati cattolici, poi gradualmente anche nelle regioni protestanti. Nei paesi di religione ortodossa come la Russia, il calendario giuliano è rimasto in vigore fino al XX secolo.
Il calendario gregoriano è sempre ancora quello che utilizziamo oggi. Non corrisponde neanch’esso del tutto all’anno solare. C’è una discrepanza di 26-27 secondi. Ciò comporta la differenza di tre giorni ogni 10'000 anni ed è quindi, almeno per ora, del tutto trascurabile.