Il 5 maggio, è oggi. Ora, se inserisco «5 maggio» nel computer della mia mente escono di botto i primi versi dell'ode omonima di Alessandro Manzoni dedicati aNapoleone Bonaparte, morto il 5 maggio 1821: «Ei fu. Siccome immobile/dato il mortal sospiro/stette la spoglia immemore/orba di tanto spiro». Eccetera. Versi sibillini per ogni scolaro cui toccava mandarli a memoria, me compresa, che celebravano comunque la morte di un dittatore e di un liberatore. Di un condottiero pieno di contraddizioni che cercò di attuare le sue idee di dominio sfruttando i principi rivoluzionari, che distrusse il vecchio mondo feudale e assolutista sostituendo ad esso un ordinamento politico e amministrativo civile e ordinato, che in nome di un sogno universalistico finì per soffocare le nascenti nazioni europee. «Fu vera gloria? Ai posteri/l'ardua sentenza», proclama poi Manzoni a un certo punto dell'ode, con un'espressione divenuta famosissima, proverbiale. Ora, noi posteri di Napoleone di sicuro lo siamo, ma ci è davvero arduo sentenziare di gloria e di vera gloria, non soltanto perché il giudizio su Napoleone rimane problematico, ma soprattutto perché la gloria per noi è un concetto tramontato (anche se il prossimo Festival Filosofia di Modena, Carpi e Sassuolo tenterà di darne ragione).
Che cos'è mai la gloria? La gloria è la fama grandissima, l'onore universale che si acquista per virtù, per meriti eccezionali, per atti di valore, per azioni insigni. La gloria consiste – scrive il filosofo italiano contemporaneo Remo Bodei, cui si deve l'idea e la realizzazione del suddetto Festival - «nello splendore che investe una persona e che, facendola brillare, la distingue dalle altre»; la gloria è una sorta di aureola che circonda i personaggi che la rivestono durevolmente e, in genere, meritatamente. La gloria però, notava amaramente Giacomo Leopardi, è incompatibile con la natura dei nostri giorni: lo notava già pensando alla sua epoca, legata a suo avviso alla stima e all'onore più che alla vera gloria, figurarsi oggi. Oggi la gloria è stata sostituita – o scalzata – dalla fama e dalla celebrità, che sono fenomeni essenzialmente mediatici, e che investono, questo è il punto, persone senza qualità e senza meriti: principesse, calciatori, cantanti e attrici. Quella di Napoleone dunque, non sappiamo, se fu «vera gloria», sospendiamo il giudizio; questa, direi di no.
di Francesca Rigotti

Il 5 maggio, Napoleone e la gloria
Oggi, la storia 05.05.2014, 07:05
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