
Il bimillenario della morte di augusto
Oggi, la storia 28.05.2014, 07:05
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Il 19 agosto del 2014, tra poco meno di tre mesi, si celebra il bimillenario della morte di Cesare Ottaviano Augusto, il primo imperatore di Roma: questo spiega, tra l’altro, la vivacissima fioritura di convegni internazionali di studi che prossimamente si terranno in vari atenei europei. Grande e straordinaria fu la figura di Augusto, legata ad una tradizione che lo volle salvatore di una Roma lacerata dalle guerre civili, riformatore e padre di un nuovo assetto costituzionale – il principato – destinato a durare per diversi secoli.
Figlio di una nipote di Giulio Cesare, fu adottato da quest’ultimo e ne raccolse l’eredità politica dopo le Idi di marzo in contrasto con Marco Antonio, con il quale condivise, inizialmente, la necessità di vendicare lo stesso Cesare eliminando i suoi assassini, Bruto e Cassio. In seguito alla stipulazione del cosiddetto “secondo triumvirato”, il progressivo deterioramento del clima politico portò Ottaviano e Antonio ad uno scontro aperto, in un clima di sospensione delle garanzie costituzionali: si preparava così la seconda guerra civile, che ebbe il suo culmine nella battaglia di Azio (31 a.C.) e dalla quale emerse vincitore Ottaviano, che si presentava vendicatore di Cesare, nonché salvatore di Roma dal patto scellerato dell’antagonista Antonio con Cleopatra, la regina egizia. Ottenuta l’auctoritas del senato, governò Roma dal 23 a.C. al 14 d.C., formalmente come senatore – una sorta di primus inter pares –, di fatto come imperatore: nel corso del suo lungo mandato trasformò Roma attraverso un programma di riforme strutturali che investirono tutti i comparti dello stato (amministrazione, economia, finanza, giustizia, esercito, infrastrutture, province, frontiere, fino ad arrivare ad una politica di moralizzazione della società romana). Tale politica di riforme fu corroborata da una paziente e accorta opera propagandistica che si articolò lungo tre direttive: un’indefessa opera di evergetismo che trasformò e abbellì l’urbanistica arricchendola di numerosi monumenti, la divulgazione capillare delle Res gestae Divi Augusti (le memorie da lui medesimo scritte, una sorta di vademecum per i posteri, contenente anche delle disposizioni testamentarie), e, soprattutto l’impulso dato ai circoli culturali e letterari: tra tutti emerge il circolo di Mecenate, che vide l’acmè di poeti celebratissimi come Virgilio e Orazio.
Sagace e ironico al pari degli intellettuali di cui si circondò, sarebbe morto, in quel giorno di fine agosto del 14, onusto di gloria, pronunciando, in greco, la formula con cui si concludevano gli spettacoli teatrali: «se vi è piaciuta questa commedia, orsù, applaudite!».
Alessandro Stroppa