Il 2015 come molti ascoltatori avranno già capito è un anno di anniversari: dalla battaglia di Marignano del 1515 al congresso di Vienna del 1815, passando dalla fine della seconda guerra mondiale nel 1945. Non è un caso che i due musei nazionali svizzeri offrano esposizioni dedicate al tema: a Prangins è in corso una mostra su Napoleone e il congresso di Vienna, mentre Zurigo dedica una grande mostra alla battaglia di Marignano e al suo significato per la storia europea e della Confederazione. I musei e le mostre storiche sono fondamentali per mettere in contatto il grande pubblico con temi che sennò resterebbero per lo più limitati alla cerchia degli specialisti.
Il mio intervento di oggi vuole però tornare indietro nei secoli per raccontare la storia del primo museo pubblico svizzero, nato a Zurigo nel 1629 per iniziativa di quattro giovani appartenenti a famiglie dell’élite politica locale e del loro professore Johann Heinrich Ulrich (1575-1630), professore di greco al Collegium Carolinum (una sorta scuola superiore di teologia). I giovani, di ritorno da un viaggio di formazione all’estero dove strutture del genere già esistevano, decisero di creare un museo, chiamato Kunstkammer, e una biblioteca pubblica. I libri e gli oggetti della collezione furono dapprima conservati in casa dello stesso Ulrich, per poi venir spostati nella Wasserkirche, una chiesa sconsacrata, utilizzata come magazzino per merci e come mercato coperto. Dobbiamo ricordare che nella Kunstkammer erano conservati gli oggetti più disparati, dai ritratti di personalità importanti cittadine, ma anche di Maometto, o del cardinale Carlo Borromeo, a strumenti scientifici (come il barometro progettato dall’ingegnere ginevrino Micheli du Crest), come anche fossili, scheletri umani e carte geografiche.
La collezione si basava essenzialmente sui doni delle famiglie dell’élite economica cittadina, le stesse famiglie che erano rappresentate nei due consigli che governavano la città. Che scopo aveva la fondazione di questo museo? Oltre a garantire una visibilità pubblica ai donatori, la Kunstkammer era concepita come vero e proprio luogo di studio, dove chi voleva, poteva cercare gli oggetti che più lo interessavano, estrarli dai cassetti che li conservavano, osservarli e studiarli. Gli oggetti non erano, infatti, esposti, ma conservati per lo più al chiuso. Si trattava dunque di offrire alla popolazione colta della città un luogo alternativo di studio e, dunque, di elaborazione di nuove conoscenze, in particolare in campi legati allo studio della natura.
Pur nell’enorme differenza che distingue queste esperienze d’epoca moderna dai musei contemporanei, il museo resta comunque e sempre un luogo d’incontro, di confronto e funge da stimolo per leggere la realtà in cui viviamo in modo critico.