Oggi, la storia
Venerdì 08 gennaio 2016 - 07:05
Un cordiale buon giorno da Alessandro Stroppa. È da poco trascorsa l’epifania, la festività che, secondo un vecchio adagio popolare, «tutte le feste porta via»: il termine deriva dal greco ἐπιϕάνεια (epiphàneia) e significa “manifestazione”: nell’antichità greca essa indicava, in generale, le azioni con cui la divinità si manifestava (una forma di teofania), mentre nel mondo giudaico ellenistico passò a designare la celebrazione delle principali manifestazioni della divinità di Gesù Cristo, come ad esempio il battesimo nel Giordano, la sua nascita o i suoi miracoli; solo in seguito, nella Chiesa occidentale, l’epifania si contrasse nella tradizione popolare della venuta e dell’adorazione dei Magi di Gesù a Betlemme.
Ma chi erano questi Magi? Il termine “Magi” entra nel vocabolario comune mediato dal passo evangelico di Matteo e deriva dall’antico persiano magūsh (passato poi nel greco μάγος [màgos]): esso indicava una casta di sacerdoti provenienti dall’impero persiano, ministri dello zoroastrismo, ed esperti di astrologia e dell’interpretazione dei sogni; non erano dunque dei “santoni” versati nelle arti magiche, ma piuttosto il corrispettivo di coloro che gli Ebrei chiamavano “scribi”, i Greci philòsophoi e i Romani savi. Insomma, dei pagani di alta visibilità sociale e d’indubbia levatura culturale attirati a Betlemme dalla notizia della nascita di una Messia. La conferma del lignaggio dei Magi si trova anche nello storico greco Erodoto, che menziona i Magi come personaggi dell’aristocrazia della Media (una regione della Persia), figure non solo connesse allo zoroastrismo e all’astrologia, ma talora implicate anche in congiure di potere e nelle fazioni politiche del regime teocratico persiano. Solo in seguito il termine “mago” passò a designare una sorta di “stregone” (come negli Atti degli Apostoli “Elimas il mago” o “Simon Mago”, l’archetipo del peccato di simonia), e lo testimonia il plurale sovrabbondante della lingua italiana che sdoppia due forme: “magi” per indicare i saggi, “maghi” per indicare gli “stregoni”. E fu forse la consuetudine di anteporre il titolo di “re” ai Magi la spia rivelatrice che si trattasse di saggi e non di generici stregoni o astrologi provenienti dall’oriente.
Tuttavia c’è anche un tocco di “magia” (o di mistero, se si preferisce) nella storia dei Magi: nella basilica di Sant’Eustorgio a Milano – nella Cappella dei Magi – è conservato un colossale sarcofago in cui, secondo la tradizione, intorno al 344 il vescovo Eustorgio avrebbe fatto deporre niente meno che le reliquie dei Magi! Reliquie giunte da Costantinopoli, dalla Basilica di Santa Sofia, dove erano state raccolte da Sant’Elena, la prima grande “cacciatrice di reliquie” dell’antichità.