Oggi, la storia

La sismologia e un po' di storia

di Simona Boscani Leoni

  • 11.05.2015, 09:05
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Sistemi di registrazione dei sismi

  • Keystone
02:59

Oggi, la storia 11.05.15

Oggi, la storia 11.05.2015, 07:05

La notizia del terremoto del 25 aprile in Nepal ha fatto il giro del mondo e ha scosso l’opinione pubblica. Molto si è già detto e scritto sull’evento.

L’agenzia d’informazione multimediale ANSA ha pubblicato, insieme alla notizia del terremoto, una bella carta geografica con l’indicazione dei più importanti sismi tra l’inizio del Novecento e i nostri giorni. La carta è impressionante soprattutto per il numero di morti che alcuni di questi terremoti hanno fatto registrare. Dobbiamo ad esempio ricordare, in Cina, il caso di Haiyuan con 200'000 morti nel 1920, quello di Tangshan del 1976 con 242'000 decessi, e – più recenti – quelli di Sumatra nel 2004 con 228'000 morti e di Haiti nel 2010 con 316'000 morti.

Alla luce dell’impatto disastroso di queste catastrofi è lecito chiedersi quando si sia cominciato a porsi il problema dell’origine dei terremoti e della possibilità di prevederli. Gli studiosi che si sono occupati della storia della geologia raccontano che in Cina già nell’anno 132 d.C. esistesse uno strumento capace di disegnare la direzione delle scosse telluriche. Bisogna però aspettare fino alla metà del XVIII secolo per trovare i primi segnali di un interesse concreto verso questi fenomeni. Da ricordare è il famoso terremoto di Lisbona del 1755, le cui scosse vennero percepite ben al di fuori dei confini del Portogallo e che provocò una reazione di paura e sconforto all’interno di tutta l’opinione pubblica europea. Proprio queste esperienze traumatiche hanno portato alcuni studiosi a progettare strumenti atti a studiare i movimenti delle masse rocciose sotto la crosta terrestre, al fine di capire le cause delle scosse telluriche. Inizialmente si trattava di pendoli, più o meno articolati, poi di strumenti più complessi come il sismografo elettro-magnetico inventato nel 1856 da Luigi Palmieri (1807-1896) in un osservatorio presso il Vesuvio.

Il riconoscimento della propagazione delle onde sismiche e la loro distinzione fu dovuta al direttore dell’osservatorio geologico indiano, Richard Oldham (1858-1936), che agli inizi del Novecento propose anche l’ipotesi che il nucleo della terra fosse fluido. Questa ipotesi fu poi corretta negli anni Trenta, quando una sismologa danese, Inge Lehmann (1888-1993), sostenne l’idea che all’interno del nucleo fluido ci fosse ancora una parte solida. Questa teoria, convalidata da ricerche più recenti, è stata senza dubbio molto importante per capire le origini e la diffusione delle onde sismiche dei terremoti e ha costituito la base di partenza per le ricerche sismologiche degli ultimi cinquant’anni.

Purtroppo anche nel caso del Nepal abbiamo potuto costatare che la ricerca più avanzata e gli strumenti scientifici più moderni non sono sempre in grado di impedire le catastrofi come quella di poche settimane fa.

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