Oggi, la storia

Oggi, uno storico: grande, eroico, umile

di Emilio Gentile

  • 18.06.2015, 09:05
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Marc Léopold Benjamin Bloch

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Oggi, la storia
Giovedì 18 giugno - 7.05

02:42

Oggi, la storia 18.06.15

Oggi, la storia 18.06.2015, 07:05

“Papà, spiegami a che serve la storia. Così, pochi anni or sono, un ragazzo che mi è molto vicino, interrogava suo padre, uno storico”. Inizia con queste parole uno dei libri più belli sul mestiere dello storico scritto da un grande storico del Novecento, il francese Marc Bloch. Lo scrisse fra il 1941 e il 1942, nella Francia occupata dai tedeschi. Scrivendolo, lo considerò “un semplice antidoto cui io chiedo, oggi, fra i peggiori dolori e le peggiori ansietà, personali e collettive, un po’ di pace dell’anima”, come spiegava nella dedica all’amico Lucien Febvre, altro grande storico francese, con il quale aveva fondato nel 1929 la rivista “Annales d’histoire économique et sociale”, avviando una rivoluzione storiografica di vasta influenza. I suoi libri sui re taumaturghi e sulla società feudale divennero classici.

Nato a Lione il 6 luglio 1886, figlio di uno storico dell’antichità, Bloch aveva combattuto valorosamente nella Grande Guerra; promosso capitano, ebbe la Legione d’onore per meriti militari. Quando iniziò la seconda guerra mondiale, con sei figli minorenni, avrebbe potuto evitare la chiamata alla armi, ma volle arruolarsi. Sconfitta la Francia, riuscì a sfuggire alla persecuzione nazista. Professore alla Sorbona, fu trasferito in una università di provincia dal governo di Vichy, nonostante fosse ebreo. Nel suo testamento spirituale, Bloch scrisse nel 1941: “Affermo, se necessario in faccia alla morte, che sono nato ebreo”, ma “durante la mia vita mi sono sentito prima di tutto e semplicemente francese.” E aggiunse: “In un mondo invaso dalla più atroce barbarie, la generosa tradizione dei profeti ebraici, che il cristianesimo, in quanto ebbe di più puro, riprese per ampliarla, non costituisce forse una delle nostre migliori ragioni di vivere, di credere e di lottare?” E contro i tedeschi lottò nella Resistenza. Nel marzo del ‘44 fu catturato dalla Gestapo a Lione, subì feroci torture e il 16 giugno fu fucilato. La risposta alla domanda di suo figlio, rimasta incompiuta, fu pubblicata nel 1949 col titolo Apologia della storia o il mestiere dello storico. Il libro, si legge nell’introduzione, è “il memento di un artigiano che ha sempre amato meditare sul proprio compito quotidiano, il taccuino di un operaio che, pur avendo a lungo maneggiato tesa e livello, non si crede, per ciò, un matematico.”

Cosa rispose Bloch a suo figlio? Lo saprete leggendo il suo libro, breve ma grande per saggezza e umanità.

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