Oggi, la storia
Martedì 15 settembre 2015 - 07:05
Lo scorso fine settimana si sono tenute in Svizzera le giornate europee del patrimonio, che da più di vent’anni aprono al pubblico le porte di monumenti e siti storici, artistici e naturalistici spesso raramente accessibili il resto dell’anno. Il 19 e 20 settembre le giornate del patrimonio avranno luogo in Italia. La manifestazione riguarderà tutti i luoghi della cultura statali, compresi archivi e biblioteche. Si tratta per il Ministero dei beni e delle attività culturali di un’occasione importante per riaffermare il ruolo centrale della cultura. Il patrimonio culturale rappresenta assieme a quello ambientale il legame tra il nostro passato, ciò che siamo ora e ciò che passeremo alle generazioni future. Ha importanza, secondo la Convenzione sul patrimonio dell’umanità, anche in quanto fonte di ispirazione della mente umana, punto di riferimento e parte dell’identità culturale di un popolo.
Il patrimonio culturale è oggi in pericolo specialmente nei territori colpiti da gravi conflitti militari come la Siria, dove i siti storici vengono bombardati e distrutti e il traffico dei beni culturali, diventati bottino di guerra, fiorisce. L’ICOM, il Consiglio internazionale dei musei, ha fondato nel 2013 l’Osservatorio internazionale del traffico illecito di beni culturali e pubblicherà entro breve un rapporto globale triennale che presenterà i risultati di vari studi sulla situazione attuale. Per paesi come la Siria e l’Irak esistono liste rosse che permettono di identificare gli oggetti, il cui commercio e transito è proibito. Il fenomeno causa una perdita irreparabile di beni culturali di grande importanza storica e scientifica e rappresenta un impoverimento nefasto del patrimonio di tutti i popoli del mondo.
L’idea di proteggere i siti e i monumenti storici è nata con le Guerre mondiali e con le conseguenze devastanti palesate dalla distruzione di intere città e nuclei storici. Uno dei progetti più sorprendenti di protezione del patrimonio culturale è nato negli anni Cinquanta dalla decisione di costruire una nuova diga ad Assuan in Egitto, con la conseguente inondazione dei templi di Abu Simbel. Nel 1959, l’UNESCO lanciò una campagna internazionale e i templi di Abu Simbel e di Philae furono smontati mattone per mattone, trasportati fuori dall’area di inondazione e rimontati. Il progetto fu finanziato da ben 50 paesi.
C’è da augurarsi che le organizzazioni mondiali come l’UNESCO e l’ICOM riescano a trovare il supporto necessario per continuare a operare e a salvaguardare il patrimonio culturale e ambientale dell’umanità.