Tra jazz e nuove musiche

REIS-DEMUTH-WILTGEN TRIO & JOSHUA REDMAN SPECIAL GUEST

Giovedì 8 marzo 2018, ore 22:15 - Chiasso, Cinema Teatro

  • 8 marzo 2018, 23:15
REDMAN 1415046415557.jpg

REIS-DEMUTH-WILTGEN TRIO & JOSHUA REDMAN SPECIAL GUEST, Giovedì 8 marzo 2018, ore 22:15 - Chiasso, Cinema Teatro

Joshua Redman sassofoni

Michel Reis piano

Marc Demuth contrabbasso

Paul Wiltgen batteria

In collaborazione con il Centro Culturale Chiasso – Cinema Teatro

Produzione RSI Rete Due nell’ambito del XXI. Festival di cultura e musica jazz

Diretta radiofonica

È facile associare il nome di Joshua Redman ai trii pianistici. Nel suo primo gruppo di rilievo, quello dell’album MoodSwing (del 1994, quando aveva venticinque anni), suonava in quartetto con una sezione ritmica di giovani emergenti che oggi sarebbe considerata un sogno irrealizzabile: Brad Mehldau al pianoforte, Christian McBride al contrabbasso, Brian Blade alla batteria. E già nel suo album d’esordio, inciso due anni prima, incontriamo Mike LeDonne al pianoforte, ancora McBride al contrabbasso e un impressionante tris di batteristi: Greg Hutchinson, Clarence Penn e Kenny Washington (l’ordine alfabetico è d’obbligo, non si vuole far torto a nessuno).

E anche se non è difficile, nella discografia di Redman, trovare album nei quali il pianoforte è sostituito dalla chitarra o addirittura scompare, lasciando il sassofonista solo con basso e batteria, la formula riemerge in punti chiave della sua maturazione, fino al recente e riuscitissimo The Bad Plus Joshua Redman, appunto con i Bad Plus: Ethan Iverson, Reid Anderson, David King. Del resto, buon sangue non mente. Come dimenticare che suo padre Dewey fu al fianco di uno storico trio per formare uno dei quartetti più rilevanti degli anni Settanta, quello diretto da Keith Jarrett, con Charlie Haden e Paul Motian?

La collaborazione con i tre notevoli jazzisti lussemburghesi Michel Reis, Marc Demuth e Paul Wiltgen non può dunque stupire. Anche perché il trio europeo è in effetti di casa negli Stati Uniti e certamente non è lontano dalle coordinate stilistiche dei Bad Plus (benché si possa avvertire anche il profumo dell’EST Trio del compianto Esbjörn Svensson). In altre parole, i tre giovani musicisti suonano una musica molto aperta, con strutture malleabili e accordi complessi, ma al tempo stesso sempre disponibile nei confronti della qualità melodica; in questo modo non solo possono realizzare un jazz contemporaneo senza alienarsi il pubblico, ma soprattutto sono in forte sintonia con il loro prestigioso ospite. Joshua Redman infatti punta molto sulla cantabilità dei suoi strumenti (sassofono tenore e soprano), trovando immaginosi paesaggi sonori che sanno essere evocativi e sottilmente alieni, lirici e perturbanti, aggressivi con grazia. Un senso del paradosso che non è l’ultimo motivo del suo fascino. (CS)

Ti potrebbe interessare