“Il vecchio sole”, immutabile, che brucia dentro, simbolo dell’amore per la composizione e per la musica che è l’anima. Una fascinazione infinita per la vita. “Il nuovo orizzonte”, metafora delle meraviglie che ti circondano e ti sfidano, come le nuove prospettive e i cambiamenti.
È questo il senso di “Old sun, new horizon”, l’ultimo album del cantautore zurighese Simon Borer, meglio conosciuto come Long Tall Jefferson, eccellenza del folk svizzero.

“Old sun, new horizon”, edito da Mouthwatering Records, è una collezione di 11 cartoline scritte da Borer e realizzate assieme all’amico Mario Hänni (Mnevis) cercando, suonando sempre in due, di mantenere la spontaneità, le imprecisioni e l’ispirazione della musica registrata in gruppo.
Long Tall Jefferson, maestro nel destreggiarsi tra l’indie folk e il pop lo-fi, ha realizzato un album edificante in cui emerge a tratti, la dua splendida malinconia.
“Old sun, new horizon” è l’ennesimo disco giocoso, a volte surreale, altre criptico, ma sempre molto personale ed emotivo di un artista papà per il quale la musica non è che uno dei tanti aspetti di un’esistenza appassionante.

Sandra Romano ha incontrato Simon Borer a Zurigo

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