Da qualche tempo, per la prima volta nella storia, il numero di abitanti delle città ha superato quello delle campagne. E in un futuro nemmeno troppo remoto la maggior parte dell’umanità vivrà in grandi metropoli. Già negli anni Novanta del secolo scorso la sociologa Saskia Sassen parlava di «città globali»: New York, Milano, Londra, Seul, Pechino, Shanghai, Tokyo. Come spiega Federico Parolotto, sono metropoli multiculturali, poco rappresentative dei rispettivi Stati nazionali, sempre più integrate nell’economia globale. Anche la loro gestione segue regole nuove, dal punto di vista delle politiche abitative, turismo, sostenibilità ambientale e nuove tecnologie digitali. Zurigo potrebbe essere la miglior candidata svizzera per questo ruolo, secondo Giulia Scotto. Diverse voci critiche, come quella di Davide Galleri, hanno tuttavia sottolineato le ombre e i limiti di questo modello. C’è poi chi non pensa proprio di trasferirsi in città e celebra piuttosto la bellezza dei paesi e la restanza, termine coniato dall’antropologo Vito Teti, ospite nell’ultima parte del programma.
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