"Sublimation" di The Curious Bards, Harmonia Mundi, (dettaglio di copertina)
La Recensione

“Sublimation”

Songs and Dances from 18th-Century Scandinavia, The Curious Bards

  • 16.04.2025
  • 15 min
  • Giordano Montecchi
  • harmoniamundi.com
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Sarà successo a molti di ascoltare musicisti classici alle prese col repertorio pop, oppure folklorico. Oppure, per contro, ascoltare qualche musicista pop impegnato a “nobilitarsi” sfoggiando un linguaggio classicheggiante. Spesso sono delusioni, gli uni troppo ingessati, gli altri magari imbarazzanti, entrambi palesemente incapaci di “parlare” una lingua che non gli appartiene. Da qualche tempo, diciamo nel nuovo secolo le cose stanno cambiando. Perché sempre più spesso, le nuove generazioni di musicisti da subito si familiarizzano con una pluralità di generi e di stili. Pianisti classici, violinisti che giù dal palco suonano jazz oppure rock o musica folklorica come i più scafati interpreti di questi repertori. Qualcuno griderà alla contaminazione eppure oggi si fanno incontri sorprendenti in questo senso. È il caso di The Curious Bards, un gruppo di giovani musicisti di formazione accademica giunti al loro terzo album nel quale indossano la duplice veste di musicologi chini su antiche fonti manoscritte e di scatenati interpreti di quella che a un ascolto superficiale si potrebbe scambiare per uno dei tanti articoli di “musica celtica”. Certo, il linguaggio è quello, ma i nostri “curiosoni” da una decina di anni non smettono di ricercare nelle biblioteche e negli archivi, le fonti, le matrici originarie da cui Chieftains e tanti altri discendono. Col loro nuovo Sublimation (Harmonia Mundi) hanno battuto la penisola scandinava, da dove gran parte di questa storia è cominciata.

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