Mondo

FMI: la crescita globale “rallenta”

Pesa la stretta commerciale degli Stati Uniti, in frenata assieme ad Eurozona e Cina - Il Fondo parla di una “nuova era” economica

  • 22 aprile, 16:51
  • Ieri, 08:37
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Le stime prevedono una crescita al 2,8% nel 2025, al ribasso di mezzo punto rispetto i calcoli presentati a gennaio

  • Keystone
Di: ATS/LP 

Alla luce della nuova offensiva tariffaria voluta dal presidente statunitense Donald Trump, il Fondo Monetario internazionale (FMI) ha rivisto al ribasso le stime di crescita globale.

Secondo le previsioni aggiornate, l’economia mondiale crescerà del 2,8% nel 2025, una revisione al ribasso di mezzo punto rispetto alle stime di gennaio. “L’economia globale è messa a dura prova”, ha dichiarato il capo economista del FMI Pierre-Olivier Gourinchas, parlando di una “nuova era” segnata da tensioni commerciali e incertezza geopolitica.

Il rallentamento riguarda soprattutto le economie avanzate. Negli Stati Uniti, le stesse misure protezionistiche finiscono per rallentare la crescita, stimata ora all’1,8%, quasi un punto in meno rispetto a gennaio. Anche l’eurozona soffre il clima d’instabilità: il Fondo prevede una crescita dello 0,8% nel 2025, seguita da un lieve rimbalzo all’1,2% nel 2026.

Colpita in pieno dalla guerra commerciale, anche la Cina rivede al ribasso le proprie prospettive. La crescita dovrebbe fermarsi al 4%, penalizzata non solo dai dazi ma anche dalle difficoltà strutturali del settore immobiliare.

Sul fronte dei prezzi, il FMI prevede un calo dell’inflazione più lento del previsto. Nei Paesi avanzati pesano i dazi e l’aumento dei costi di produzione; nei mercati emergenti la pressione sui prezzi sembra invece attenuarsi. Le banche centrali dovranno agire con cautela per contenere l’inflazione senza soffocare la crescita.

In uno scenario globale altamente interconnesso, il Fondo avverte: l’interruzione delle catene del valore e dei flussi finanziari può generare gravi squilibri. Meno concorrenza significa anche meno innovazione, produttività più debole e prezzi più alti. In generale, il Fondo prevede un calo della produttività complessiva a causa delle tariffe, che a sua volta porterà a un aumento dei costi di produzione e dei prezzi.

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