L’analisi

Verso il conclave: i temi prima dei nomi

Dal futuro del papato alla provenienza geografica, dalla morale sessuale al modello di governo della Chiesa: le domande a cui i cardinali elettori dovranno rispondere per individuare il nuovo Pontefice

  • Ieri, 06:25
  • Ieri, 08:33
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  • Keystone
Di: Paolo Rodari 

La scomparsa di Francesco, dopo una convalescenza che sembrava in via di conclusione, ha colto il collegio cardinalizio di sorpresa, tanto che adesso, per molti, indicare nomi per la successione sembra essere prematuro. Prima occorre trovare una convergenza fra le diverse sensibilità sui temi più importanti della vita della Chiesa e soltanto dopo vedere chi possa fare propria questa convergenza e tramutarla in un programma.

Anche perché, è convinzione comune, nomi di grande caratura sono difficili da trovare. Nel 2005, quando morì Karol Wojtyla, i cardinali Ratzinger e Martini avevano uno spessore tutto loro, che agglomerava porporati di vedute differenti. Lo stesso accadde nel 2013, quando Angelo Scola incarnava la continuità con Ratzinger, mentre Jorge Bergoglio la visione che nel 2005 era uscita sconfitta. Oggi invece il panorama è rarefatto, indecifrabile, per certi versi «desolante», sostengono alcuni.

Il primo grande snodo su cui i cardinali elettori dovranno confrontarsi riguarda la forma del papato. E’ impensabile che non si discuta della possibilità, in particolare, d’inserire la rinuncia al soglio di Pietro come una norma vincolante. L’aspettativa di vita si è allungata di molto: difficile che un Pontefice possa governare nel modo migliore quando inizia ad avvicinarsi ai novant’anni. Il conservatore Ratzinger, in questo senso, era stato un grande innovatore, ma non aveva potuto gestire il “dopo”. Il suo restare in Vaticano dopo la rinuncia e la decisione di rimanere vestito di bianco hanno provocato non pochi problemi al suo successore. Tutto questo andrà in qualche modo normato. I cardinali elettori saranno chiamati a dire chiaramente da che parte vogliono stare: se ritengono che il papato sia a vita ,e che dunque introdurre canonicamente la regola della rinuncia significhi desacralizzarlo, oppure se - al contrario - pensano che sia una strada ragionevole e percorribile quella di prendere a modello quanto già accade nell’episcopato, con la “pensione” a 75 anni.

Anche la provenienza geografica non è cosa secondaria. Il punto è se non sia il caso di tornare ad un vescovo di Roma europeo, dopo i passi in avanti del primo Pontefice sudamericano. E’ in particolare l’Asia, con la sua freschezza e vivacità, a premere ai confini. Ma tornare all’Europa non è necessariamente un passo indietro. Nel cuore del vecchio continente, infatti, esiste una Chiesa, che chiede riforme su temi sensibili e che non ha mai trovato sponde che l’ascoltassero. Un problema molto presente nel mondo tedesco.  Dare voce a questa chiesa potrebbe portare tutta la cristianità fuori dalle secche nelle quali decenni di conservatorismo l’hanno costretta.

A proposito di crisi, c’è un tema enorme che ormai non può più essere eluso: il sacerdozio. Per ovviare alla crisi di vocazioni, Francesco voleva introdurre i“viri probati”: uomini anziani e di provata fede, sposati o vedovi, che potessero diventare preti e arrestare così l’emorragia vocazionale. Pur essendo l’obbligo del celibato solo una norma, e non un dogma, parte della Chiesa più conservatrice ha posto un veto e nulla è stato fatto. Così anche sul sacerdozio femminile. Nel mondo protestante le donne prete sono diventate un fatto comune. In quello romano cattolico rimangono un tabù. Perché? Il tema tocca da vicino la presenza stessa delle donne nella vita Chiesa, con l’importanza - da più parti ribadita - che a loro vengano affidati sempre maggiori ruoli di comando. A queste domande il nuovo Papa dovrà saper rispondere.

Ma non è tutto. Anche la morale sessuale che chiede nuove risposte. La società da tempo è già su un altro pianeta. L’eutanasia è da più parti ammessa. L’uso degli anticoncezionali è prassi. Come deve comportarsi la Chiesa? Deve continuare ad alzare barricate oppure è lecito aprire spiragli che rispondano più da vicino a ciò che la gente ritiene giusto e lecito? Sono domande non da poco e a cui molti credenti si sono dati una riposta da soli.

Infine, il governo della Chiesa stessa. Poco dopo l’elezione, Francesco istituì un gruppo di cardinali che era chiamato a governare insieme a lui. Di fatto, tuttavia, questo governo collegiale -  se si vuole, più democratico - non c’è stato. Per molti è arrivato il tempo che il Romano Pontefice perda un po’ del suo potere. Nel nuovo papato si potrà vedere questo processo realizzarsi? Difficile rispondere. Anche perché, in questi giorni, alcuni potrebbero lavorare nell’ombra e confondere le carte. Mostrarsi, cioè ,aperti quando in realtà non lo sono, oppure professarsi legati alla tradizione quando invece si apprestano ad abbracciare importanti rotture col passato. Il tempo del discernimento è aperto. Ma nel giro di non più di venti giorni il nome del nuovo Papa dovrà essere fatto.

23:54

Francesco, il papa degli ultimi

Alphaville 22.04.2025, 12:35

  • Keystone
  • Marco Pagani
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