Oggi, la storia

Il Giappone e la "rivoluzione Meiji"

di Tommaso Detti

  • 03.02.2015, 08:05
Satsuma-samurai-during-boshin-war-period.jpg

Samurai del clan Chosyu attorno al 1860

  • Wikipedia
02:41

Oggi, la storia 03.02.15

Oggi, la storia 03.02.2015, 07:05

Ai primi di febbraio del 1867 salì al trono del Giappone un imperatore quindicenne, Mutsuhito, che aveva meno di un anno quando una flotta americana aveva imposto al suo paese di aprire i suoi porti al commercio con l'Occidente. Nello spazio di pochi mesi, assieme a una parte dei grandi feudatari e alla maggioranza dei samurai, egli avviò una rivoluzione dall'alto che cambiò per sempre il volto del Giappone.

La sostanza della così detta rivoluzione Meiji (che vuol dire governo illuminato) è nota: abolizione del feudalesimo e restaurazione dell'autorità imperiale; una modernizzazione sul modello occidentale, ma unita a una valorizzazione delle tradizioni giapponesi; industrializzazione, scolarizzazione ecc. Su queste basi l'impero del Sol Levante fu l'unico paese extraeuropeo a raccogliere la sfida dell'Occidente, divenendo in breve una potenza in grado di sconfiggere la grande Russia.

Ma questo, obietterà qualcuno, lo sapevamo già: l'abbiamo studiato a scuola. È vero, ma ne parlo perché di questa storia circola ancora un'immagine distorta, secondo la quale fino ad allora il Giappone sarebbe sempre stato un paese arretrato e isolato dal resto del mondo. Studi recenti hanno mostrato che non era così. Dal 600 quel paese aveva avuto una sensibile crescita demografica ed economica, intrattenendo rapporti commerciali con la Cina e la Corea. Furono grazie a quelle premesse che il Giappone poté raccogliere la sfida dell'Occidente e conoscere uno sviluppo così forte tra 800 e 900.

L'immagine di un Giappone preindustriale stagnante non è che un aspetto della visione eurocentrica alimentata a lungo da una storiografia che dava per scontata l'arretratezza del resto del globo, senza peraltro conoscerlo, e considerava il vecchio continente come il principale propulsore di sviluppo e modernità dell'ultimo millennio.

Il fatto è che, come scrisse Fernand Braudel, «avendo inventato il mestiere di storico, l'Europa se n'è avvalsa a proprio vantaggio». Nel mondo globalizzato in cui viviamo, dobbiamo invece guardare ai rapporti fra le diverse civiltà. E questi non sono mai stati a senso unico: basterà ricordare che la carta, la stampa, la bussola e la polvere da sparo li abbiamo importati dall'Oriente.

Ti potrebbe interessare