Calcio

Ilde il guerriero e la sua ultima battaglia

A 43 anni, Lima Solà ha scelto Sion per chiudere la carriera internazionale da record

  • 11 settembre 2023, 13:58
  • 13 settembre 2023, 17:16
Ilde Lima Solà

Ancora pochi calci

  • Instagram/ildelima6

di Nicola Rezzonico

Anche per i supereroi arriva il fatidico giorno in cui riporre definitivamente il mantello nell'armadio. O, in questo caso, la casacca tricolore, assieme a quelle di tutti i campioni fronteggiati in oltre 26 anni. Sull'agenda di Ildefons Lima Solà, il giorno X corrisponde a domani, 12 settembre 2023: un ultimo ballo sulla scena internazionale, il 137o, prima di congedarsi dalla selezione andorrana con il sorriso sulle labbra. È il sorriso di chi, spinto da un'infinita passione, sa di essere entrato a pieno titolo nella storia del calcio, e non solo a livello locale: quel 17enne che esordì il 22 giugno 1997 avrebbe mai immaginato di giocare in quattro decadi diverse, fino a ritagliarsi un posto nel Guinness dei primati per la massima estensione della carriera in Nazionale? Alla vigilia del gran finale vallesano, era allora doveroso dar parola al sempre disponibilissimo Ilde, tra passato, futuro e… pareri sulla squadra svizzera.

Ciao Ilde, ci siamo dunque. Perché proprio adesso? Non è una scelta casuale, vero?

Beh, diciamo che era giunta l'età giusta per smettere (ride, N.d.R). Dove meglio che in Svizzera, alla quale mi lega un sentimento particolare? È un Paese che mi piace tantissimo: oltre ad averci vissuto per due anni, ogni volta che ne ho la possibilità vengo qui con la mia famiglia. E domani, appunto, credo che ci saranno anche loro.

Ma è un addio totale al calcio? Oppure col tuo club, l'FC Andorra B, si va avanti?

Questo non lo so ancora, a dire il vero. Dopo aver svolto integralmente la preparazione estiva, settimana prossima inizierò il campionato, ma la società è ben consapevole che le nostre strade sono destinate a dividersi in tempi brevi.

Riavvolgiamo il nastro dei ricordi. Qual è il più bello della tua carriera?

Ce ne sono tanti, tantissimi. A partire dal 1998, quando davanti ai 75'000 spettatori di Parigi affrontammo la Francia neocampione del mondo per perdere soltanto 2-0: pensate che pochi mesi prima, in finale, il Brasile ne aveva presi tre… Nello sport, tuttavia, si gioca per vincere, e allora dico l'1-0 sull'Ungheria del 2017. Sì, è tuttora questo il nostro successo più importante.

Tra le varie stelle con cui hai condiviso il campo, invece, chi ti ha colpito maggiormente? Componi il podio personale.

Inizierei dai due Ronaldo, Nazario - che per me resta il numero uno assoluto - e Cristiano. Poi però è dura: difficile scegliere fra Zidane, Lewandowski, Fernando Torres, Rooney e Shevchenko, tutti fenomeni.

Dalla Nazionale all'esperienza bellinzonese. Dodici anni dopo, cosa ti è rimasto del Ticino?

Belle memorie. Come con Andorra, facevo parte di una piccola squadra che lottava contro altre molto più blasonate. Mi sentivo a mio agio, insomma, perché ci ero abituato. In quel periodo è inoltre nata mia figlia maggiore: davvero belle memorie, altresì sul piano familiare.

Chiudiamo con due parole sulla Svizzera, capolista in rallentamento del Gruppo I. Onestamente: da avversario, ti aspettavi di meglio?

Mah, sono partiti alla grande, proponendo un calcio spettacolare. È innegabile, dai: con quei giocatori, fortissimi, non vedo come il primo posto possa sfuggire. D'altro canto, qualcosa va sicuramente aggiustato. Può capitare una volta di farsi riprendere nel finale, due no. Una squadra come la Svizzera non deve commettere tali leggerezze.

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