Sono passati oltre vent'anni da quell'estate del 2002, nella quale Oliver Neuville e gli altri nazionali tedeschi del Bayer Leverkusen persero in serie la Bundesliga al fotofinish con il Borussia Dortmund, la Coppa di Germania contro lo Schalke 04, la Champions League contro il Real Madrid nella finale della famosa girata al volo di Zidane dal limite dell'area e la Coppa del Mondo a Yokohama contro il Brasile. Un dramma - sportivamente parlando - consumato in poco più di due mesi e l'etichetta di campioni mancati con cui dover fare i conti.
Nato il primo maggio del 1973 a Locarno, Neuville iniziò la sua parabola sportiva proprio con le Bianche Casacche che lasciò a 19 anni per trasferirsi a Ginevra dove, a suon di gol, condusse il Servette a conquistare il titolo nel 1994. Una parentesi a Tenerife nella stagione 1996-97 e poi l'approdo in Germania - terra natia del padre - dove dal 1999 al 2004 rese grande il Leverkusen insieme ai vari Lucio, Schneider e Ballack, per poi chiudere la carriera all'Arminia Bielefeld nel 2010 dopo sei stagioni al Borussia Mönchengladbach.
Unico giocatore nato in Ticino ad aver disputato una finale dei Mondiali, il fresco 50enne si è messo al collo anche il bronzo a Germania 2006 e l'argento agli Europei di Austria e Svizzera del 2008. Attaccante dai 185 gol in 637 partite con squadre di club - più 10 reti in 69 presenze con la Nazionale tedesca - Neuville la scorsa settimana ha rinnovato il proprio contratto di viceallenatore del Borussia Mönchegladbach, ruolo che ricopre dal 2019.