di Ariele Mombelli
È una prestazione che divide, quella messa in campo dal Lugano nell'andata del playoff di Europa League. C'è chi sostiene che i bianconeri si siano giocati con onore le loro carte e chi, invece, è dell'idea che si poteva e doveva fare molto di più. La verità, come spesso capita in questi casi, sta probabilmente nel mezzo. Cosa significa? Che il Lugano ha sì fatto la sua onesta partita, ma che una simile partita in determinati contesti non può bastare. Perlomeno sul palcoscenico europeo.
"In Europa ben difficilmente partiamo favoriti, quasi tutte le squadre sono più forti di noi", aveva detto a proposito Jonathan Sabbatini. Tra queste, ne siamo certi dopo la serata di ieri, vi è anche l'Union Saint-Gilloise. Non per chissà quale organizzazione di gioco, ma per tre-quattro individualità - Lapoussin, Amani, e Terho su tutti - che i ticinesi semplicemente non hanno. Se a questo si aggiungono le prestazioni insufficienti di quelli che dovrebbero essere i presunti trascinatori - Steffen e Grgic - ecco che il compito si complica. E di parecchio.
Ed allora non resta che guardare il bicchiere mezzo pieno. Perché nonostante lo spessore dell'avversario e la giornata poco brillante dei suoi uomini migliori, il Lugano al gol ci è andato vicino quattro volte. In fondo ne basterebbe uno per riaprire i giochi e, perché no, insinuare qualche dubbio nella testa dei belgi. Non c’era nulla da perdere prima, figuriamoci adesso.
Il servizio con Mattia Croci-Torti (Rete Uno Sport 25.08.2023, 12h30)
RSI Sport 25.08.2023, 12:46