Plzen: auto, birra e ora anche il calcio

Dall’inviato a Plzen Marcello Ierace

Qui novembre è novembre. Così come la birra è birra, davvero. Perché, è inutile girarci intorno, Plzen (o Pilsen con dicitura germanofona) era conosciuta fino a poco tempo fa per una cosa, e una soltanto: la birra. Quella chiara, la Pilsener appunto. Sviluppata attorno alla metà dell’Ottocento in questa città della Boemia, “si distingue – citiamo pari pari Wikipedia – dalle altre lager per il ruolo del marcato luppolo, in particolare per l’uso del rinomato luppolo Saaz”.

Grazie al biondo nettare, poi apprezzato in tutto il mondo, e grazie agli stabilimenti della Skoda (il fondatore della nota marca automobilistica, Emil Skoda, è proprio nativo di Plzen), la città si è sviluppata fino ai giorni nostri affiancando però la modernità ad un immutato fascino medioevale. Rendendola una piccola perla turistica, anche se inevitabilmente messa in ombra dall’ingombrante splendore della non lontana Praga. Poi è arrivato il calcio.

Anzi è arrivato l’industriale Tomas Paclik, che coi suoi milioni (tanti, e fanno ancora più impressione perché le cifre, in corone ceche, si moltiplicano per 22) ha trasformato una formazione solo più che discreta in un vero e proprio rullo compressore. Dopo aver portato via mezza squadra allo Sparta Praga, che fino a quel 2010 aveva dominato alla grande, in sette anni ha regalato al Viktoria Plzen quattro titoli nazionali, una coppa e due supercoppe, oltre che svariate presenze in Europa. E adesso sono qui gli uomini di Pavel Vrba, con alle spalle 12 successi in altrettanti incontri nel proprio massimo campionato, a puntare sempre più in alto. In mezzo c’è però ancora il Lugano che, dopo lo scherzetto di Lucerna, vorrebbe fare il bis anche qui in Repubblica Ceca. Con la sfrontataggine di chi non ha nulla da perdere, ma pure con la consapevolezza che giovedì sera sarà ben più dura di due settimane fa.