Da quanto tempo la Cornèr Arena non ribolliva di un entusiasmo così genuino. Alla fine, l’obiettivo minimo è realtà: per la 12a volta di fila, il Lugano parteciperà ai giochi che contano, con il fermo proposito di non porsi limiti. Nell’applaudire i vincitori, è comunque doveroso riconoscere il valore degli sconfitti, per i quali - va ricordato - nulla è perduto. Certo, capitolare su condanna di quelle che tradizionalmente sono armi tipiche del proprio repertorio (due su tutte: lo spirito di sacrificio e la disciplina difensiva portati sul ghiaccio dai cugini) fa ancora più male, ma in casa Ambrì non è il momento di perdersi in inutili rimpianti. Piuttosto, in vista della doppia sfida contro il Bienne, prevalga la convinzione di potersela giocare alla pari, proprio come nei 120’ di derby. Perché se non fosse stato per i dettagli e gli episodi, magari…
Highlight: quando “toccare ferro” comporta sfortuna e sciagura. Venerdì mattina, in quest’apposita sezione, trovava posto l’asta centrata da Spacek sul 4-2 di gara-1; oggi invece - e difficilmente potrebbe essere altrimenti, considerato il ricorrere della curiosa fatalità - lo spazio è tutto per i due pali della gabbia inchiodata proprio sotto la Curva Nord. Prima tintinna quello alla destra di Koskinen, poi, nemmeno il tempo di realizzare, quello alla sua sinistra: siamo ad inizio secondo periodo, e il powerplay biancoblù (alla prima esibizione di serata) preme per agguantare immediatamente un pari che non arriverà mai, neanche più tardi. La domanda, quindi, si ripropone: e se quei dischi fossero finiti un po’ più in là?
Top player: stavolta i due osservati speciali - i due col casco giallo, per intenderci - non riescono a graffiare. Anzi, quello ospite, Spacek (peraltro già assente dal tabellino nel match di giovedì, dopo 12 apparizioni consecutive), trova il modo meno opportuno per celebrare la 100a presenza assoluta nel nostro campionato, perdendo sanguinosamente il disco del 2-0. Il duello si sposta così tra i pali, sull’asse finlandese Koskinen-Juvonen: con una brillante percentuale del 97,06%, è l’esperto bianconero ad uscirne vincitore, non solo per quanto attiene al risultato di squadra. Niente male, davvero niente male per colui che - tra i portieri scesi in pista almeno 23 volte - era risultato il peggiore di tutta la regular season (89,96%). L’avventura ticinese volge ormai al termine, ma ciò non sembra (e non deve) intaccare la volontà di emulare il finale in crescendo della scorsa stagione: che l’ovazione generale di ieri sera funga da ulteriore stimolo.
Time out: “Voglio fare un gioco con voi”, avverte il malefico faccione di Billy il Pupazzo nella coreografia prepartita proposta dalla Nord. Il riferimento, lampante e immediato, è alla serie thriller-horror Saw, in cui il sadico malato terminale John Kramer (noto come l’Enigmista) si diverte nel testare le capacità di sopravvivenza delle proprie cavie umane attraverso trappole mortali. A volte senza apparenti vie di scampo, altre dando l’illusione di avercela fatta, lungo dieci episodi complessivi. Sono per contro otto, dal 1987 ad oggi, i film girati durante la postseason con il Lugano nei panni dello spietato torturatore e l’Ambrì in quelli della vittima. Una vittima sempre in cerca delle chiavi per risolvere l’arcano, ma perennemente (almeno finora) destinata al cedimento. Sì, a ben guardare il paragone - sul piano metaforico, è ovvio - ci sta tutto: purtroppo per il popolo leventinese, la saga dei dilemmi indecifrabili non ha ancora esaurito gli argomenti. E l’Enigmista bianconero, quanto a lui, non pare voler smettere di giocare. Neppure dopo 37 anni.
Rete Uno Sport
Rete Uno Sport 10.03.2024, 10:03
Contenuto audio