Dall'inviato in Nuova Zelanda Diego Medolago
Le braccia alzate in segno di resa al 45' da parte di Gaëlle Thalmann raccontano molto più di mille parole. La portiera rossocrociata, ultimo baluardo a difesa della porta elvetica, ha provato in ogni modo ad evitare una disfatta alla Nazionale svizzera ma non è riuscita nell'impresa. In quello che è stato il suo addio al calcio giocato, la numero 1 è stata l'ultima ad alzare bandiera bianca. Meritava sicuramente un saluto diverso la 37enne, icona della selezione rossocrociata per oltre un decennio.
Ma purtroppo bisogna guardare in faccia la crudele e triste realtà: la Svizzera non è al momento attrezzata per affrontare avversarie di questo livello. Non è né una critica né un'accusa - nessuno potrà tacciare le giocatrici di scarso impegno o poco attaccamento alla maglia - bensì un fatto concreto. Soprattutto a livello qualitativo: se durante il girone era bastato il minimo indispensabile per passare addirittura da prime - pur non convincendo per gran parte del match contro le modeste Filippine e contro la Nuova Zelanda - gli errori già palesati nelle prime tre partite sono cresciuti a dismisura contro un avversario palesemente più forte.
Non va certamente buttato quanto di buono fatto dalla Nazionale: l'approdo al Mondiale ed alla fase ad eliminazione diretta sono un ottimo traguardo, a cui però bisognerà dare seguito. Ramona Bachmann e Ana-Maria Crnogorcevic non potranno trascinare sempre la squadra, ma i talenti che stanno crescendo non sembrano avere ancora il livello per certi palcoscenici. Un ultimo appunto su Inka Grings: l'allenatrice ha dato grande solidità difensiva alla squadra, crollata solo contro la Spagna. Ma in dieci partite in panchina, la 44enne ha ottenuto una sola vittoria, peraltro contro le modeste Filippine. La Nations League in questo senso darà altre risposte riguardo al lavoro svolto dalla tedesca.
Mondiali D, le reti di Svizzera-Spagna (05.08.2023)
RSI Sport 05.08.2023, 09:07