Come sta la Nazionale, a una settimana esatta dal debutto europeo? Era questo il grande quesito che aleggiava dentro e fuori al kybunpark, teatro della prova generale pre-trasferimento verso nord, nel campo base di Stoccarda. Bene, a conti fatti le sensazioni sono positive. Ovvio che ci siano ancora il tempo e il margine per affinare i vari meccanismi, ma l’1-1 odierno contro l’Austria - squadra reduce da sei successi consecutivi, è giusto sottolinearlo - deve infondere fiducia nell’ambiente, specie per quanto visto fino alla pausa. D’altronde ci ricordiamo tutti in quali acque navigavamo soltanto pochi mesi fa…
Chiuso ufficialmente il periodo degli esperimenti, mister Yakin ha subito lasciato intendere quello che sarà l’undici anti-Ungheria, sorprese a parte: un 3-4-2-1 dove resta comunque vivo il ballottaggio Elvedi-Schär (oggi precauzionalmente a riposo) e in cui la titolarità di Shaqiri non pare più imprescindibile. Meno vincolate, invece, le scelte del collega Rangnick, il quale ha concesso respiro a diversi pilastri, Arnautovic su tutti. Non per questo, tuttavia, i nostri avversari hanno faticato a ingranare, anzi: il primo, vero affondo del match - lo straripante sprint di “Bolt” Baumgartner, propiziato da un erroraccio di Ndoye - è difatti coinciso con il primo dispiacere del 2024 rossocrociato, dopo tre sfide a porta inviolata. La buona attitudine messa in campo dai beniamini di casa, ad ogni modo, è stata ripagata una ventina di minuti più tardi, quando Widmer si è avventato su una respinta dell’ex GC, Basilea e Sion Lindner per fare 1-1, l’equo punteggio sul quale è terminato un primo tempo giocato ad alti ritmi.
Il cambio effettuato al 42’ (Aebischer per Zuber, le cui condizioni saranno da valutare: quale l’entità del guaio al polpaccio destro?) è rimasto l’unico anche al rientro dagli spogliatoi, e sino al 67’. Lì il CT ha gettato nella mischia la premiata ditta Shaqiri-Okafor, nel tentativo di rialzare il baricentro dopo alcuni istanti di pressione avversaria. D’altra parte, però, l’assenza di particolari stimoli - unita alla comprensibile volontà di evitare infortuni inutili - ha progressivamente rallentato le gambe dei nostri, focalizzatisi sulla gestione del risultato davanti al sempre attento Sommer. Poco importava, del resto, di vincere. Ciò, semmai, sarà indispensabile sabato prossimo. E vi è da credere che lo spirito giusto, almeno quello, non mancherà.
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