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Rileggiamo la Divina Commedia (1965)

Nell'estate del 1965 la Radio della Svizzera italiana propose un viaggio nel più grande poema della letteratura italiana, attraverso le voci di tre guide d'eccezione: Giorgio Orelli, Guido Calgari e Renato Regli. Un documento storico e uno strumento di studio prezioso che a oltre mezzo secolo di distanza conserva intatto tutto il suo valore.

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Paradiso, canto XXXIII

Guido Calgari legge e commenta il XXXIII canto del Paradiso. Il viaggio oltremondano di Dante raggiunge la sua meta. Nella visione di Dio e nell'assunzione finale del poeta all'armonia celeste trovano compimento tutte le tensioni umane, morali, storiche e religiose che hanno ispirato il poema. Il canto è diviso in due parti: la preghiera di S. Bernardo alla Vergine e la sua intercessione per Dante presso Dio; e la progressiva conquista da parte di Dante della diretta visione di Dio, fino alla folgorazione finale. L'orazione di S. Bernardo alla Vergine costituisce l'ultima testimonianza del culto mariano di Dante. Si tratta del momento finale dell'esperienza poetica di Dante prima della sublime visione di Dio: sottolinea dunque la funzione della Madonna quale supremo, necessario tramite fra l'uomo e Dio. La seconda parte del canto, conclusiva dell'opera, propone al poeta l'impresa più impegnativa: descrivere la visione di Dio.

  • 25.03.2021
  • 14:39
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Paradiso, canto XXXII

Guido Calgari legge e commenta il XXXII canto del Paradiso. A questo punto Bernardo indica a Dante - ai piedi della Vergine - Eva e, sotto questa, nel terzo ordine dei seggi, Rachele e Beatrice. Sotto di loro, di gradino in gradino, siedono Sara, Rebecca, Giuditta e Ruth. Infine, dal settimo gradino, verso il basso, altre donne ebree che - separando le foglie della rosa - dividono i beati dell'Antico Testamento da quelli del Nuovo. Dal mezzo della rosa verso il basso si vedono le anime dei bambini che si salvarono non per propri meriti, ma grazie ai loro genitori e con certe condizioni, poiché morirono prima di raggiungere l'uso della ragione. Bernardo invita Dante a guardare la Vergine e il poeta vede innanzi a lei, con le ali spiegate, l'Arcangelo Gabriele che canta Ave Maria, gratia plena. A sinistra di Maria è visibile Adamo, e alla destra San Pietro: accanto a lui San Giovanni Evangelista e accanto ad Adamo, Mosé. Adesso Bernardo pregherà Maria perché interceda in favore del poeta che, dal canto suo, dovrà accompagnare la preghiera con tutto l'ardore del proprio cuore.

  • 25.03.2021
  • 14:38
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Paradiso, canto XXXI

Guido Calgari legge e commenta il XXXI canto del Paradiso. Dopo che i beati si sono mostrati a Dante in forma di candida rosa il poeta scorge gli Angeli che, cantando la gloria di Dio, appaiono come uno sciame di api in volo: essi hanno il viso color di fiamma, le ali dorate e il resto della figura più bianco della neve. Tutto il regno felice si volge al Creatore e Dante pronuncia una invocazione alla Trinità perché possa volgersi alla terra. Il poeta si volge a Beatrice per interrogarla ma al suo posto vede un vecchio vestito di bianco: costui risponde che Beatrice è risalita al proprio scranno. La nuova guida invita Dante a guardare la candida rosa e dopo aver assicurato al poeta che la Vergine farà loro ogni grazia si rivela come San Bernardo. Il santo invita il pellegrino a rivolgere gli occhi a Maria ed egli può scorgere verso la sommità della Rosa una parte più splendente: lì - nel mezzo - circondata da migliaia di Angeli essi contemplano la Madre di Cristo.

  • 25.03.2021
  • 14:37
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Paradiso, canto XXX

Guido Calgari legge e commenta il XXX canto del Paradiso. A poco a poco i nove cori angelici che si volgono intorno al punto divino scompaiono e Dante si volge a Beatrice. La guida annuncia che sono giunti nell'Empireo, cielo di pura luce intellettuale fonte di un amore che è esso stesso fonte di una beatitudine assoluta; qui il poeta vedrà gli Angeli e i Beati nel medesimo aspetto che essi assumeranno nel giorno del Giudizio. Dante fissa gli occhi nella fiumana luminosa e questa, prima distesa nella sua lunghezza, gli appare in forma circolare, mentre i fiori e le faville si tramutano in Beati e Angeli, offrendo l’immagine di una rosa che si dilata man mano che si procede dal basso verso l’alto. Dante non si smarrisce più nell'intensità della luce e comprende che nella Rosa è raccolta tutta l’immensità della beatitudine celeste. Beatrice conduce il poeta al centro della Rosa e gli mostra i pochi seggi non ancora occupati, compreso quello dove siederà, prima della morte di Dante, l’Imperatore Arrigo VII.

  • 25.03.2021
  • 14:36
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Paradiso, canto XXIX

Guido Calgari legge e commenta il XXIX canto del Paradiso. Beatrice comincia a spiegare a Dante la creazione degli Angeli, creati da Dio nella sua eternità, ossia fuori del tempo, e nell'Empireo, ossia fuori dello spazio. Con un solo atto Dio creò la pura forma degli Angeli, la materia pura e la forma congiunta alla materia dei corpi celesti. Beatrice continua poi dicendo che una parte degli Angeli, ribelle al Creatore, precipitò sulla terra, mentre l'altra rimase nell'Empireo. Segue un'invettiva contro i cattivi filosofi che alterano la Sacra Scrittura senza pensare quanto siano cari a Dio coloro che invece le si accostano umilmente.

  • 25.03.2021
  • 14:35
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Paradiso, canto XXVIII

Guido Calgari legge e commenta il XXVIII canto del Paradiso. Dante scorge negli occhi di Beatrice un punto luminoso e - rivolgendosi verso il cielo - vede lo stesso punto infuso di una luce così abbagliante che lo costringe a distogliere lo sguardo. Vicinissimo al punto, gira rapidissimo un cerchio infuocato. La guida spiega al poeta che quel punto è Dio e che il cerchio che gli si muove più vicino è anche il più veloce poiché è mosso da un amore più ardente. Il Primo Mobile che trascina nel suo moto tutto l'universo corrisponde al cerchio che ha più amore e sapienza: e se il poeta considererà la virtù - e non la grandezza delle sfere celesti e dei cerchi angelici - noterà la corrispondenza che esiste fra il cielo maggiore e la maggiore Intelligenza motrice e tra il cielo minore e la minore Intelligenza motrice.

  • 25.03.2021
  • 14:34
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Paradiso, canto XXVII

Guido Calgari legge e commenta il XXVIII canto del Paradiso. Dante scorge negli occhi di Beatrice un punto luminoso e - rivolgendosi verso il cielo - vede lo stesso punto infuso di una luce così abbagliante che lo costringe a distogliere lo sguardo. Vicinissimo al punto, gira rapidissimo un cerchio infuocato. La guida spiega al poeta che quel punto è Dio e che il cerchio che gli si muove più vicino è anche il più veloce poiché è mosso da un amore più ardente. Il Primo Mobile che trascina nel suo moto tutto l'universo corrisponde al cerchio che ha più amore e sapienza: e se il poeta considererà la virtù - e non la grandezza delle sfere celesti e dei cerchi angelici - noterà la corrispondenza che esiste fra il cielo maggiore e la maggiore Intelligenza motrice e tra il cielo minore e la minore Intelligenza motrice.

  • 25.03.2021
  • 14:33
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Paradiso, canto XXVI

Guido Calgari legge e commenta il XXVI canto del Paradiso. Mentre Dante crede di aver perduto la vista il Santo gli chiede quali ragioni lo abbiano spinto ad amare Dio: il poeta risponde che tale amore è nato in lui per gli argomenti filosofici e per l'autorità della Sacra Scrittura. Ma quali altre ragioni spingono Dante ad amare Dio? Dante risponde che le ragioni che lo hanno indotto a corroborare il suo sentimento di carità sono soprattutto la creazione di lui medesimo, la morte redentrice di Cristo e la speranza della salvezza. I beati e Beatrice intonano un canto o di lode e la guida può togliere ogni impedimento agli occhi di Dante, che ora vede meglio di prima e può scorgere un quarto splendore. Si tratta dell'anima di Adamo, e Dante la prega di appagare il suo desiderio di conoscenza.

  • 25.03.2021
  • 14:32
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Paradiso, canto XXV

Guido Calgari legge e commenta il XXV canto del Paradiso. Dalla medesima corona da cui era uscito San Pietro esce ora lo spirito di Sant'Jacopo, e Beatrice lo prega affinché esamini Dante intorno alla seconda virtù teologale. Il santo domanda dunque al pellegrino che cosa sia la Speranza, in quale misura la possegga e da chi gli sia venuta. Dante risponde affermando che la Speranza è l'attesa sicura della gloria futura prodotta dalla grazia di Dio e dalle buone opere; alla terza domanda risponde che la speranza deriva in lui da molti scrittori ispirati. I beati approvano la risposta del poeta intonando il canto Sperent in te. Un altro splendore si avvicina ai due Apostoli: si tratta di San Giovanni. Dante rimane abbagliato dalla sua luce.

  • 25.03.2021
  • 14:31
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Paradiso, canto XXIV

Guido Calgari legge e commenta il XXIV canto del Paradiso. Beatrice prega i beati di far cadere nella mente di Dante qualche goccia di quell'acqua che eternamente li disseta. Fiammeggiante di luce, dalla corona più luminosa, esce lo spirito di San Pietro, che esamina Dante sui punti della Fede. Alla fine, approvate le sue risposte, San Pietro domanda che cosa Dante creda e per quale causa lo creda; il pellegrino risponde di credere in un solo Dio eterno che muove, immobile, tutto l'universo e che di ciò possiede non solo prove fisiche e metafisiche, ma soprattutto quelle offerte dai due Testamenti. Dante crede inoltre nelle Tre Persone della Trinità e di questo lo certificano più luoghi del Vangelo: la Fede è il principio da cui derivano tutti gli articoli della stessa Fede. San Pietro benedice il poeta.

  • 25.03.2021
  • 14:30
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Paradiso, canto XXIII

Guido Calgari legge e commenta il XXIII canto del Paradiso. IIl poeta vede un Sole che illumina migliaia di splendori e attraverso cui traspare la figura di Cristo. Primo rapimento estatico di Dante: la sua mente, immensamente dilatata in mezzo alle meraviglie del cielo, non potrà ricordare quello che avvenne in quel momento. La guida esorta il pellegrino a riaprire gli occhi: Dante, distogliendo lo sguardo da lei, dovrà rivolgerlo al coro dei beati dove si trovano Maria e gli Apostoli. Ora il poeta osa volgere lo sguardo verso la Vergine e - sotto forma di corona splendente - vede scendere l'Arcangelo Gabriele. Accompagnata da questo Angelo anche Maria risale all'Empireo, ma il poeta non può seguirne l'ascensione perché il Primo Mobile è ancora troppo lontano. I beati intonano l'antifona Regina coeli.

  • 25.03.2021
  • 14:29
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Paradiso, canto XXII

Renato Regli legge e commenta il XXII canto del Paradiso. Beatrice spiega a Dante che se egli avesse potuto comprendere le parole appena gridate dai beati già conoscerebbe la vendetta divina, che si offrirà tuttavia al suo sguardo prima della sua morte. Il pellegrino scorge piccoli globi luminosi e si rivolge a uno di essi, che dichiara di essere lo spirito di San Benedetto. Il Santo spiega che la scala d'oro vista da Dante, la stessa che apparve in sogno a Giacobbe, non attira oramai più nessuno. Dopo queste parole tutti gli spiriti si levano verso l'alto; Beatrice spinge il poeta su per la scala e il loro volo è così rapido che nessun moto terreno può essergli paragonato. Dante si rivolge per l'ultima volta al lettore, augurandosi di poter tornare in Paradiso a vedere il trionfo dei beati. La guida lo esorta a volgere lo sguardo verso il basso per esaminare il cammino percorso: e Dante vede i sette cieli già attraversati e la Terra.

  • 25.03.2021
  • 14:28
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