Filosofia e Religioni

Carlo Molari

Il teologo che riuscì a conciliare darwinismo e cristianesimo

  • 25.04.2023, 00:00
  • 31.08.2023, 11:59
Carlo Molari
Di: Paolo Rodari 

Sostenitore di una religione aperta all’evoluzionismo, fu accusato nel 1978 di posizioni non conformi alla dottrina. Per tutta la vita sostenne: “Tutto nella storia è evoluzione, anche i dogmi della Chiesa”

Se il darwinismo è oggi considerato da molti teologi più fedele all’esperienza cristiana della negazione dell’evoluzione lo si deve principalmente a Carlo Molari. Che fino alla fine della sua vita ha sostenuto: “Oggi retrogradi sono coloro che ritengono che Darwin sia eretico. Il tempo ha dato ragione a Teilhard de Chardin”. Chi è Molari? Semplicemente uno dei più grandi teologi del Novecento. Così lo ha definito recentemente Vito Mancuso. E non a caso. Epico, fra le tante cose, il lavoro di riabilitazione che Molari ha fatto degli scritti del gesuita De Chardin scomparso nel 1955 e sui cui lavori è ancora valido il Monito della Dottrina della fede del 30 giugno 1962. E importante, di conseguenza, la decisione dell’editore veronese Gabrielli di pubblicarne i lavori. Dopo “Il cammino spirituale del cristiano”, uscito nel 2020, ecco a meno di un anno dalla morte di Molari una seconda raccolta di scritti: “Quando Dio viene nasce un uomo”, un volume che amplia il primo radicandone la riflessione sulla figura di Gesù di Nazaret.

Fu di fatto “per colpa” di De Chardin se Molari, decenni fa, perse il lavoro. Ma non se ne pentì mai. Da aiutante di studio all’ex Sant’Uffizio e poi docente di dogmatica nell’Università Urbaniana, più volte intervenne in difesa del pensiero evoluzionistico di De Chardin sostenendo che “anche il pensiero che abbiamo di Dio non può che evolversi”. Nel 1978 fu costretto a chiedere la pensione dopo che la prefazione al Dizionario teologico (Borla 1972) e il libro “La fede e il suo linguaggio” (Cittadella, Assisi 1972) vennero accusati di sostenere posizioni non conformi alla dottrina proprio in merito alla conciliazione fra darwinismo e cristianesimo. I censori non accettavano il fatto che di Dio non si possa dire nulla di definitivo in quanto la sua comprensione cresce con l’evolversi dell’uomo e delle sue capacità cognitive. Con ogni probabilità gli stessi censori, oggi, trascorsi decenni e dopo una scontata maturazione dello stesso pensiero teologico in merito, ritratterebbero e darebbero ragione a Molari.

33:07

La teologia dopo Darwin

RSI Cultura 21.04.2023, 09:53

In tutta la sua esistenza Molari è sempre stato fedele al suo pensiero. Nato a Cesena il 25 luglio del 1928, venne ordinato sacerdote nel 1952. Si laureò in teologia e in diritto alla Lateranense. Insegnò in Gregoriana, in Urbaniana e nella stessa Lateranense. Fu aiutante di studio della Sezione dottrinale dell’ex Sant’Uffizio e segretario dell’Associazione Teologica italiana fino al giorno in cui accettò di andare in pensione. Ancora relativamente giovane, continuò a divulgare il suo pensiero lontano dai palazzi romani senza tuttavia mai attaccare il Vaticano per la censura l’ostracismo di cui fu vittima.

Per Molari negare l’evoluzione voleva dire “non rendersi conti del cammino reale che i viventi stanno facendo sulla terra”. Dio è la fonte dell’evoluzione? Rispose così in una delle sue ultime interviste, apparsa sul quotidiano “La Repubblica” pochi mesi prima della sua morte: “L’evoluzione è possibile proprio perché Dio ne è la fonte, il principio. Ma se Dio è al principio significa che la sua perfezione non è ancora interamente espressa. Solo l’evoluzione può spiegare la complessità della realtà e il mistero di Dio”. L’evoluzione, insomma, richiede la storia. Disse ancora Molari: “Gli antichi pensavano che in origine vi fosse un Adamo perfetto, ma non può essere. L’uomo deve diventare e diventa nella storia e così la percezione che noi abbiamo di Dio”. L’insufficienza della dottrina tradizionale consisteva “nell’immaginare un inizio già perfetto e compiuto che sarebbe stato perduto, mentre era un traguardo da raggiungere. Tutto nella storia è in evoluzione. E, mi spiace, ma anche il pensiero della Chiesa cattolica è così. Nella Chiesa ancora oggi c’è chi pensa che l’ortodossia vada salvaguardata e che ogni sua evoluzione sia male. Ma il male è proprio avere questa visione delle cose”.

25:37

La Chiesa oggi

RSI Cultura 21.04.2023, 09:56

Il Dio di Molari è lontano da come buona parte della tradizione cattolica, e più in generale cristiana, per secoli l’ha presentato. Non è un Dio che dall’alto interviene a suo piacimento per indirizzare il corso della storia e le storie dei singoli. Dio, spiega piuttosto Molari, “non può fare nulla nella storia umana, perché la sua forza creatrice non interviene all’interno delle dinamiche; le suscita, le rende possibili, ma non si sostituisce mai alle creature”. Anche Gesù, in qualche modo, è Dio all’interno di una visione in evoluzione. La sua proposta per ogni uomo è quella della auto-creazione, restare aperti all’opera divina per arrivare a realizzare sé stessi, per compiersi, per farsi Dio. Secondo Molari “Dio non fa”. Egli, piuttosto, come disse lo stesso De Chardin, “fa sì che le cose si facciano”. E ancora: “Noi non chiediamo a Dio che faccia qualcosa al nostro posto. Certo, la fonte originale di tutto è sempre l’azione di Dio, ma Dio non fa nulla in più di quello che facciamo noi. È un concetto molto semplice, di per sé, ma si tratta di un modo di concepire l’azione di Dio che ha conseguenze notevoli, per cui richiede che purifichiamo l’idea che abbiamo dell’azione di Dio sulle creature. Anche i miracoli, in questa prospettiva, sono le creature che li compiono; sono sempre le creature, in virtù del loro rapporto con Dio, dell’apertura, della preghiera, della connessione profonda fra di noi, che operano anche i miracoli: sono eventi straordinari che richiedono una particolare intensità nell’accoglienza dell’azione di Dio, e quindi anche nella preghiera. Noi diventiamo secondo le nostre scelte, ed è un vero divenire. Tutto questo avviene in quanto l’energia creatrice ci alimenta, ma anche in quanto essa diventa nostra azione, nostra decisione, nostro pensiero e nostra scelta. La forza creatrice contiene già tutta la perfezione, ma noi non possiamo accoglierla se non a frammenti perché diventi nostra perfezione. Per cui il soggetto che deve cambiare, per poter progredire nel nostro cammino, siamo noi. Quindi la responsabilità è affidata a noi perché l’azione di Dio diventi nostra azione”.

52:52

Fuoco e cenere la crisi della chiesa

RSI New Articles 21.04.2023, 10:38

  • Fuoco e cenere - La crisi della chiesa, RSI

Si tratta di un ribaltamento di prospettiva notevole, un cambio di paradigma. Il passaggio da un Dio che dall’alto ci dà ogni cosa come e quando vuole, gioie e sofferenze insieme in un equilibrio che a conti fatti non può che apparire del tutto arbitrario, se non ingiusto, a un Dio eterno creatore che agisce secondo le nostre libere scelte, sostenendole e facendole sue a seconda di quanto siamo aperti a lui. Anche perché, spiega Molari, “di lui non sappiamo nulla di assoluto. Possiamo soltanto abbozzare qualcosa, ma sempre adeguando ciò che diciamo alla esperienza che compiamo, al fatto che evolviamo”. Mentre “la modalità concreta di avere fede in Dio è avere fede in sé stessi, perché Dio è dentro di noi e ci fa essere. Se crediamo in noi come figli di Dio crediamo in lui come principio e fondamento del nostro divenire”.

Certo, per il cristianesimo Dio si è incarnato in Gesù. Ma, spiegò Molari a “La Repubblica”, “Gesù è il nome della realtà umana che ‘cresceva in sapienza età e grazia davanti a Dio e agli uomini’ (Lc 2,52). Gesù è uomo come tutti noi. Il Verbo è il nome che noi diamo alla dimensione divina che si è manifestata come Parola. Spirito è il nome che noi diamo alla dimensione divina che irrompe dal futuro e ci fa diventare figli nel Figlio. Le formule trinitarie traducono i nostri rapporti con Dio nel tempo”. Gesù, allora, ha sì svelato Dio, ma lo ha svelato “in modo umano, in modo progressivo e sempre inadeguato”. “Egli ci ha parlato di Dio secondo il livello umano attraverso cui poteva esprimersi, secondo la cultura del suo tempo”. E ancora: “Egli ha tracciato una strada, noi la continuiamo. Diveniamo figli di Dio nel Figlio che egli è, ma Dio in quanto tale rimane inconoscibile”.

Ti potrebbe interessare