Filosofia e Religioni

L’altro Francesco

Non solo «bandiera bianca» e negoziato per la pace - Nell’intervista a Cliché, il Papa si racconta alla RSI partendo dal suo rapporto con il colore bianco

  • 20 marzo, 08:00
  • 20 marzo, 14:19

Un estratto dell’intervista a Papa Francesco (2)

RSI Cultura 08.03.2024, 18:02

  • Keystone
Di:  Paolo Rodari

Dice che quando la sera del 13 marzo 2013 si è vestito per la prima volta di bianco dopo l’elezione al soglio di Pietro non ha pensato a cosa quel vestito rappresenta per il mondo, il bianco come simbolo di purezza e luce. Piuttosto, gli sono venute in mente le macchie. Perché, ha continuato, «questo è terribile: il bianco attira le macchie». Confermando, con queste parole, un concetto su cui è tornato più volte: chi è Papa Francesco? «Un peccatore», ha sempre risposto senza troppi giri di parole. Un uomo che più che il peso delle decisioni da prendere sente l’onere della «responsabilità della testimonianza».

Bianco

Cliché 20.03.2024, 21:55

  • RSI

Un’altra narrazione è possibile della lunga intervista che Francesco ha concesso a Lorenzo Buccella per il magazine culturale “Cliché” della Radio Televisione Svizzera (RSI) e che ha fatto il giro del mondo per il forte richiamo al «coraggio di negoziare» che il vescovo di Roma ha rivolto ai protagonisti delle diverse guerre in corso nel mondo, Ucraina e Russia compresi. Ed è il racconto del suo rapporto con il bianco, il colore che non ha colore, un colore in qualche modo neutrale e che, anche per questo motivo, è il simbolo per eccellenza della pace.

La sfida delle macchie

Roma, 13 marzo 2013. Gli occhi di tutto il mondo guardano verso la Sistina. Si attende la fumata bianca dopo la rinuncia di Benedetto XVI. Un gabbiano si posa sul comignolo della Cappella. «SistineSeagull», viene battezzato dai social. Passano pochi minuti e Jorge Mario Bergoglio è il nuovo vescovo di Roma. Nella stanza delle lacrime, la sagrestia della stessa Sistina, indossa per la prima volta il suo nuovo abito. E racconta a Cliché di aver pensato in quel momento «soltanto alle macchie». Queste, spiega, si vedono di più in chi è chiamato a testimoniare cose belle, come un prete, un vescovo: sembra che queste persone non debbano avere macchie. Ma «siamo tutti peccatori», continua il Papa. E «se qualcuno dice che non lo è, sbaglia».

Un estratto dell’intervista a Papa Francesco (1)

RSI Cultura 09.03.2024, 17:20

L’onnipotenza non è bianca

Non ha paura Francesco di raccontare del suo rapporto con gli errori. Si tratta di un rapporto «forte», dice, «perché quanto più una persona ha potere (tanto più) corre il pericolo di non capire le scivolate che fa. È importante avere un rapporto autocritico con i propri errori, con le proprie scivolate. Quando una persona si sente sicura di sé stesso perché ha potere, perché sa muoversi nel mondo del lavoro, delle finanze, ha la tentazione di dimenticarsi che un giorno starà mendicando, mendicando giovinezza, mendicando salute, mendicando vita… È un po’ la tentazione dell’onnipotenza. E questa onnipotenza non è bianca. Tutti dobbiamo essere maturi nei nostri rapporti con gli errori che facciamo, perché tutti siamo peccatori».

«Anche io ero provato»

27 marzo 2020. Il Papa prega in una piazza San Pietro deserta. Il mondo da due settimane sa che il Covid-19 è una pandemia. Bergoglio è una piccola macchia bianca in mezzo alle tenebre. Il mondo lo guarda attonito. Ma cosa pensa lui in quel momento? Comprende che il suo messaggio sta entrando in tutte le case? Racconta: «Non me ne sono accorto in quel momento. Ho pregato davanti alla Salus Populi Romani e davanti al crocifisso in legno che hanno portato da via del Corso. Pensavo a ciò che dovevo fare, ma non mi sono accorto della trascendenza che ha avuto quel momento. Anche io ero provato. Avevo quella sofferenza e avevo il dovere del mediatore, del prete, di pregare per il popolo che soffre. Ho pensato a un passaggio biblico, quando Davide pecca nel fare il censimento di Israele e di Giuda - e il Signore distrugge 70’000 uomini con una pestilenza. Alla fine, quando l’angelo della peste sta per colpire Gerusalemme, il Signore si commuove e ferma l’angelo perché ha pietà del suo popolo, ndr -. Sì, io con questa peste pensavo e pregavo: “Signore, commuoviti e abbi pietà del popolo che soffre questa peste”. Questa è la mia esperienza in quel giorno». Sentiva la solitudine di quella piazza che era anche una solitudine fisica? «Sì, perché pioveva e non era facile».

Un estratto dell’intervista a Papa Francesco (3)

RSI Cultura 08.03.2024, 18:05

La solitudine

In alcune recenti interviste Francesco ha parlato della solitudine. Anche lui può sentirsi solo. Racconta: «Ci sono momenti di grande solitudine quando devi prendere una decisione, per esempio. Ma questo non è solo del Papa. Nella vita clericale, anche i vescovi sentono questo, o i preti … Anche un padre di famiglia, tante volte: pensa a quando deve prendere decisioni sui figli. O quando un matrimonio non va: prendere la decisione di allontanarsi. Sono decisioni che pesano tanto. Tutti noi, come persone, abbiamo situazioni di solitudine davanti a delle decisioni da prendere. Anche sposarsi. Quando uno è solo, dice: questo è per tutta la vita. Sono decisioni che pesano e si può dire che queste decisioni portano nella solitudine. E la solitudine è bianca. Non è neanche buia né nera, ma è bianca. C’è una solitudine brutta che è quella dell’egoismo. Quello di tante persone che guardano solo a loro stesse. Non è una solitudine bianca, quella, ma brutta».

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Telegiornale 10.03.2024, 20:00

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