Filosofia e Religioni

L’essere umano, fabbro di immagini eterne

Dalla preistoria all’Antichità, dal Medioevo sino alla contemporaneità, le immagini hanno veicolato storie, miti, religioni e culture. Una tendenza squisitamente umana che si rinnova all’infinito

  • 2 ore fa
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Di: Elia Bosco  

Catapultarsi indietro nei secoli o addirittura nei millenni può provocare una certa sensazione di vertigine. Un salto nel vuoto che discopre ai nostri occhi mondi dai quali ci sentiamo profondamente distanti, a volte ragionevolmente, ma che inaspettatamente continuano a parlarci. O, meglio, a svelarci. Sì, perché non importa il passare degli anni e il trascorrere delle stagioni e delle ere del mondo, la natura umana, quella più profonda, quella più irrazionale, quella meno dominabile, si rinnova in ogni nuova vita. E la creazione di immagini è, in questo senso, uno dei grandi patrimoni dell’umanità, una delle molteplici tendenze che l’essere umano ha per esprimersi, trasmettere, educare.

Non si può parlare di immagini senza fare riferimento alla categoria dell’estetica. L’estetica ha una storia millenaria, che si articola dall’Antichità sino alle più recenti riformulazioni otto e novecentesche. I filosofi antichi hanno da sempre utilizzato i concetti dell’estetica, riflettuto attorno ad essi ed elaborato dei sistemi descrittivi ed epistemologici. Tuttavia, è solo a partire dal XVIII secolo che si può parlare propriamente di una vera e propria disciplina scientifica indipendente, con i suoi studi, le sue conquiste, la sua storia e le sue questioni fondamentali. Fu il filosofo tedesco Alexander Baumgarten a “inventarla”, dando vita ad un nuovo sostantivo tratto dal concetto greco di aìsthesis, “percezione sensibile, sentimento”. Dentro a questa categoria troviamo l’immaginazione, il sentimento, il gusto, l’intuizione e, infine, la bellezza. Tutte sfaccettatura di una medesima facoltà profondamente umana, che trova la sua massima espressione nell’arte scultorea, letteraria, pittorica, musicale, cinematografica e via dicendo: discipline che fanno delle immagini i principali vettori di conoscenza e riflessione.

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J.B.Regnault, L’origine della pittura, 1785

Nella civiltà greca, la forza creativa nasce da un’energia dell’anima identificata con le Muse, che generano una sorta di “follia” nell’artista, che lo rendono in grado di esprimere cose che altrimenti non potrebbero essere espresse. L’uso estensivo del mito come strumento di creazione poetica mette in contatto l’artista con le profonde forme simboliche presenti nella memoria collettiva. Platone e Aristotele parlano inoltre di mimesis, ossia imitazione: l’artista crea un mondo tutto suo che “imita” la realtà secondo leggi sue proprie. Il racconto, sempre mitico, della nascita dell’arte pittorica ruota attorno proprio a questa facoltà divina dell’immagine, capace di elevare all’eternità, al divino, la natura effimera dell’essere umano: una giovane donna, innamorata, vede partire per la guerra la sua dolce metà e così incide il suo volto sulla pietra. Lui, mortale; l’immagine, immortale. Il disegno, denominatore comune di tutte le arti visuali, acquisisce così un valore che trascende la finitezza del reale, approdando nella sfera dell’eterno e del divino.

Se ci confrontiamo con l’etimologia della parola “poesia”, peraltro, il legame con l’immagine è strettissimo. Il termine “poesia”, infatti, deriva dal greco poiesis, che significa letteralmente “fare, creare”. Fu Platone, nel Simposio, a coniare questa affascinante parola. Cosa crea la poesia? Crea parole e, con esse, immagini. Il binomio immagine-parola è ciò che più contraddistingue ogni forma d’arte: attraverso le parole si evocano immagini. Il patrimonio mitologico è l’esempio per antonomasia di questo fenomeno e quello più rilevante per la formazione e la trasmissione della civiltà, in ogni tempo e in ogni spazio. I poeti sono dunque i primi fabbricatori di parole, e dunque di immagini: un potere demiurgico che eleva la figura del poeta e dell’artista a vero e proprio creatore.

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Nel corso del Medioevo, poi, l’immagine ha svolto un ruolo di fondamentale importanza nella sfera spirituale. Era attraverso le immagini che i predicatori mostravano al popolo il messaggio di Dio. Attraverso le immagini gli artisti decoravano le chiese con storie e leggende bibliche. Si creava così una forma di educazione visiva che andava a colmare la distanza tra la lettera, dalla maggior parte dei fedeli indecifrabile, e il messaggio. Supporti visuali erano contenuti nei manoscritti, nei luoghi di culto, nelle vie delle città. Si creavano così immagini concrete e immagini mentali, si costruiva dentro di sé uno spazio dedicato alla riflessione su quelle stesse immagini che i racconti biblici trasmettevano. Fu questo il momento in cui si iniziò a discutere intorno alla superiorità delle arti, per cercare in qualche modo di gerarchizzarle. Qual è l’arte superiore, la più nobile, la più divina e universale? La scultura, la pittura, la poesia? Nel Rinascimento il dibattito si accese tanto da interessare i maggiori esponenti dell’arte rinascimentale.

Come esempio possiamo ricordare il noto “paragone delle arti” elaborato da Leonardo Da Vinci nel XV secolo. Leonardo vuole dimostrare la dignità della pittura rispetto alle altre arti. Non solo rispetto al sapere - ossia la rivendicazione del carattere di arte liberale, e non servile, meccanica, della pittura -, ma soprattutto la superiorità della pittura rispetto alla poesia, alla scultura, alla musica, all’architettura. L’argomento che Leonardo usa per paragonare la pittura alle altre arti è di due tipi. Il primo consiste nel determinare il contenuto mentale delle arti, ossia stabilire quanta scienza è necessaria per produrre ciascuna di esse. La scienza della pittura è la prospettiva: essa è superiore - secondo Leonardo - perché determina lo spazio, una dimensione che viene costruita ad hoc e che rende la pittura un’espressione interamente autonoma, frutto del ragionamento, a differenza ad esempio della scultura, che è limitata proprio dal suo essere ancorata alla tridimensionalità del reale, con cui naturalmente lavora. L’altro argomento riguarda la dicotomia spazio-tempo, che interessa invece la poesia. Secondo Leonardo, la pittura dà tutto in un istante, mentre la poesia può costruire il significato solamente attraversando il tempo. Ciò significa che la pittura è un’arte dello spazio, mentre la poesia un’arte del tempo. Dandosi tutta insieme, l’immagine è sottratta alla scorrimento del tempo che Leonardo interpreta come morte. La pittura è, per questo, in grado di bloccare il chronos e rendersi eterna. Nel momento in cui l’immagine c’è, ciò accade indipendentemente dal tempo. Questo fonda la superiorità della pittura e dell’immagine rispetto alla poesia.

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Leonardo, La battaglia di Anghiari (1504-1505)

Diatribe intellettuali a parte, l’immagine è per sua natura connessa al linguaggio e alla poesia, come abbiamo detto, e ne sono prova i grandi miti. E i miti non sono un patrimonio ancorato all’Antichità e brutalmente spodestato dalla scienza, poiché essi, così come la vita, si rinnovano in ogni epoca. Lo fanno attraverso le parole che generano immagini, o le immagini che generano parole. Potrebbe sembrare strano pensare ai romanzi, alla fumettistica, al cinema come miti della contemporaneità. Eppure lo sono. Cosa erano gli eroi e gli dèi omerici se non i supereroi dell’Antichità? Potrebbe forse sembrare una blasfemia, ma il patrimonio mitologico contemporaneo, così come quello dell’Antichità, si affida alle rappresentazioni di entità sovrumane, con poteri e intelletti superiori, capaci di vincere il tempo. Protagonisti di tragedie in cui ciascuno si può rivedere attraverso la giusta chiave di lettura. E nuovamente sono le immagini, mentali o fisiche che siano, a veicolare il tutto. Archetipi universali evocati dalla successione di parole e dalla facoltà fantasiosa, che generano immagini eterne e sempre nuove, trasmettono insegnamenti, vizi, virtù, conflitti, identità, valori che si adeguano al tempo e allo spazio in cui vengono elaborati. Ecco il potere del mito, della parola, delle immagini: guardandole, ci guardiamo; capendole, ci capiamo.

57:24

Perché le immagini ci aiutano a vivere?

Voci dipinte 02.02.2025, 10:35

  • raffaellocortina.it
  • Monica Bonetti

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