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Fred Gaisberg, memorie dall’età d’oro della discografia

“La musica che gira” è l’autobiografia di uno tra i pionieri delle tecniche di registrazione. Una carriera in giro per il mondo alla ricerca di voci e suoni da incidere

  • 2 ore fa
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  • Imago/Gemini
Di: Red. 

Si respira aria da epopea dei pionieri nelle pagine di La musica che gira, l’autobiografia di Fred Gaisberg (1873-1951), uno dei primi ingegneri del suono, produttore negli anni in cui stava nascendo il settore discografico. Gli iniziali approcci con le tecniche di registrazione nella natia Washington, poi le esperienze in Europa e in giro per il mondo a caccia di voci, strumenti e di tutto ciò che potesse alimentare il catalogo della prima discografia. In carriera lavorerà con alcuni dei più grandi artisti del primo Novecento: Caruso, Šaljapin, Melba, Gigli, Rubinstein, Toscanini, solo per citarne alcuni.

Trecento pagine che ci conducono attraverso la storia della registrazione del suono, ripercorse a Montmartre, su Rete Due, da Claudio Ricordi. A cominciare dai primi passi di Gaisberg in quello che diventerà il suo mondo, a cui fu introdotto dopo l’incontro con Emile Berliner: «Un giorno, a Washington, un amico mi chiese di accompagnarlo a trovare un simpatico tedesco che aveva iniziato a sperimentare con una macchina parlante a disco piatto e voleva fare delle prove. Ero impaziente di vederlo all’opera» racconta Gaisberg, che descrive Berliner come un curioso personaggio che si aggira in tonaca monacale mormorando su un diaframma. Assistette così alla realizzazione del primo disco su grammofono. Finita la registrazione, dopo aver lasciato il disco di zinco a bagno nell’acido per qualche istante, Berliner fece ascoltare il risultato agli stupiti visitatori. Ricorda Gaisberg: «Abituato com’ero alla riproduzione metallica e innaturale dei vecchi fonografi a cilindro, rimasi incantato dal bellissimo timbro pieno del disco per grammofono». Poco più che ventenne, diventò collaboratore di Berliner in virtù di un’ampia esperienza pratica e musicale nel settore delle macchine parlanti. Con le competenze accumulate, avrebbe potuto raccogliere un buon assortimento di artisti adatti a realizzare i dischi dimostrativi.

Nell’autunno del 1898, inviato in Europa, realizzò le prime registrazioni a Londra, poi fu invitato a compierne di altre sul continente viaggiando fra Lipsia, Vienna, Budapest, Milano, Madrid e la Russia, quest’ultima definita «l’Eldorado dei commercianti». Acquisì una grande esperienza con la registrazione in diverse condizioni, mettendo assieme un proficuo raccolto di registrazioni musicali.

Le responsabilità in quanto addetto alla registrazione erano elevate: bisognava fare in modo che tutto si svolgesse senza intoppi, pena la perdita irrecuperabile delle incisioni. A rendere il tutto più difficile era il fastidio che certe dive e certi divi potevano mostrare quando si chiedeva loro di ripetere un’aria perché qualcosa, durante la registrazione, era andato storto. Tensione causata anche dalle esigenze dell’industria discografica. «L’arte della registrazione non ha mai avuto tempo di svilupparsi con comodo, ma fu sempre sospinta da un business in rapida espansione e dalla necessità di realizzare profitti» commenta Gaisberg, «Non c’era spazio per le discussioni: si trattava solo di adeguarsi o essere sbattuti fuori». Al contrario delle tecniche di registrazione, certe cose sembrano immutate nel tempo.

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“La musica che gira”: autobiografia di Fred Gaisberg

Montmartre, Rete Due 28.01.2025, 16:35

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