«Che l’unione, la commixtio dei sessi, si compia. È cosa necessaria: è la legge del matrimonio, il dovere degli sposi. L’ideale sarebbe che questo dovere fosse penoso. (…) Comunque sia, la dama si guardi, con tutte le sue forze, dal parteciparvi. Resti di marmo, contratta, con i denti serrati, resista, rifiuti di farsi traviare dal piacere». Non aveva dubbi l’abate Adamo di Perseigne nel guidare spiritualmente le nobildame della Francia nei decenni a cavallo tra 1100 e 1200.
Bartolomeo Angelico , La procreazione (1414)
Dato che, come avrebbe sancito pochi anni dopo San Tommaso d’Aquino nella Summa Theologiae: «La donna serve alla propagazione della specie», e non potendo avverarsi altre immacolate concezioni, l’abate auspicava che l’inevitabile quanto necessario atto “riproduttivo” avvenisse senza partecipazione emotiva femminile. La proibizione del piacere sessuale della donna, in realtà cercava di rendere coerenti il desiderio della Chiesa cattolica di confermare la madre di Gesù il modello esemplare al quale le donne dovevano riferirsi per condurre correttamente la loro vita, e l’impossibilità di tradurre nella realtà quell’essere contemporaneamente madri e vergini.
Eugenio Lucas Velazquez, Autodafé. 1860
Anche se irraggiungibile, il punto di riferimento al quale le donne dovevano richiamarsi restava comunque la Madre di Dio, non a caso il tema iconografico più presente di tutta l’arte cristiana. Ciò, però, non bastò a far dimenticare agli uomini (e non solo a quelli di chiesa), l’atavica paura della donna. E infatti è strano immaginare di ascoltare risuonare nelle cattedrali uno Stabat mater o un Magnificat, capolavori della musica dedicati alla Madonna, mentre, nel contempo, migliaia di donne accusate di eresia, di stregoneria o anche semplicemente di comportamenti non conformi al dettato della chiesa, venivano bruciate dai cristiani della Santa Inquisizione. In realtà, tra il XIV e il XVIII secolo, come ha scritto lo storico newyorchese David F. Noble, l’apologetica cristiana sembrava mirare a un “mondo senza donne” ossia a «Una società composta esclusivamente di uomini, forgiata nella fuga dalle donne…» (D. F. Noble - Un mondo senza donne e la scienza occidentale, – Bollati Boringhieri, 1994).
Alle donne non rimaneva altro ruolo che quello di servire il maschio in silenzio e procreare, avendo sempre in mente la figura della Madonna.
Caravaggio, Madonna dei pellegrini (1604-1606)
Ma la Madonna è Maria di Nazareth? E’ la domanda provocatoria che più di mezzo millennio dopo cominciarono a porsi le teologhe di tutto il mondo cristiano impegnate per la piena eguaglianza delle donne nella chiesa. La risposta, altrettanto provocatoria, fu: no. Secondo le teologhe, la chiesa ha disegnato un’immagine ideale della madre di Cristo capace di “imbalsamare” il corpo e la volontà femminile. A partire da quel “sì” iniziale, ossia quel «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola», pronunciato nel momento dell’annunciazione, il modello femminile del Cristianesimo è diventato quello della donna che accetta di offrire il suo corpo al volere del Padre. Di conseguenza, la missione della donna virtuosa è diventata quella di servire il maschio secondo la propria «naturale disposizione sponsale», come ribadito anche da Giovanni Paolo II nella lettera apostolica Mulieris Dignitatem del 1988. La Madonna come esempio incarnato di virtuosa sopportazione. E sopportazione delle donne c’è stata nei secoli, anche per buona parte del Novecento, ad esempio quando Pio XI, a proposito della emancipazione femminile attraverso il lavoro, tuonava: «Si tratta senza dubbio di una corruzione dello spirito della donna e della dignità materna, di uno sconvolgimento della famiglia». Pazienza c’è stata pure quando, memore di quel biblico annuncio «…partorirai con dolore», Pio XII, negli anni ’50, di fronte alla scoperta scientifica del parto indolore non ebbe problema ad affermare: «il cristiano si guarda bene dall’ammirarla senza riserva o dall’utilizzarla con premura esagerata».
Manifesto del movimento tedesco Maria 2.0
Sopporta, sopporta… ma la pazienza ha un limite… Vecchio proverbio, ma sempre attuale: la chiesa se ne accorse negli anni Sessanta e Settanta, quando il movimento femminista iniziò a contestare le molteplici affermazioni di Paolo VI, in primis sullo stesso femminismo: «falsi e alienanti distorcimenti… che ripugnano non solo alla morale cattolica ma alla stessa etica universalmente umana». Poi, in materia di anticoncezionali (ad esempio, quando ammonì i maschi sulle conseguenze deleterie della “pillola”: «Considerino prima di tutto quale via larga e facile aprirebbero così alla infedeltà coniugale…»). Per non parlare dell’assoluta negazione papale del divorzio o dell’aborto, anche se soltanto terapeutico ed eugenico. Nonostante le dichiarazioni sulla donna come madre di Dio, sul suo essere “a immagine e somiglianza di Dio”, concetto evidenziato da Giovanni Paolo II o l’ammissione di Papa Francesco: «uno dei grandi peccati che abbiamo avuto è “maschilizzare” la Chiesa», il rapporto con le donne non è migliorato. Lo dimostra il continuo rifiuto dei vertici ecclesiastici al sacerdozio femminile, un aspetto questo ormai inconcepibile non solo per le teologhe ma per moltissime donne cattoliche.
In Germania, per esempio, da anni è attivo il movimento Maria 2.0 che nel 2019 proclamò, con successo, uno sciopero delle donne con l’astensione dalle azioni di volontariato e di lavoro in ambito ecclesiale per dieci giorni consecutivi. Il movimento si batte non solo per il sacerdozio femminile, ma anche contro al fatto che nella Chiesa cattolica l’immagine delle donne continui a limitarsi alla loro funzione di concepimento “muto”. Maria 2.0, perché questo nome? Le militanti sostengono che Maria 1.0 abbia rappresentato l’ideale di una donna silenziosa e servile, Maria 2.0 è invece uguale a loro, oppressa dagli uomini e sostenitrice dei “diritti delle donne”. Significa un nuovo inizio della storia delle donne nella chiesa cattolica? Maria 2.0 è scesa in strada per lanciare le sfida, vedremo se Piazza San Pietro saprà coglierla.
Le Bibbia e le donne
Filosofia 19.05.2015, 13:35
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