Da subito è stato concepito come un “esercito per la pace”, adatto a tutti i giovani obiettori di coscienza. In effetti, come ha affermato a Laser il membro del Comitato direttivo del Servizio Civile Internazionale Svizzera Marsilio Pazzaglia, “l’intenzione del Servizio civile internazionale era sempre stato quello di proporre un’alternativa al servizio militare”.
Non solo giusto, ma anche utile
Laser 27.09.2024, 09:00
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La scintilla iniziale che diede avvio alla storia del Servizio civile si accese nell’autunno del 1924, con i primi campi di volontariato in Svizzera ed in Ticino organizzati dal Servizio civile internazionale; trecento giovani volontari pacifisti, provenienti per lo più dalla Svizzera interna (e alcuni addirittura dagli Stati Uniti) si recarono infatti in Vallemaggia per prestare soccorso alla comunità di Someo, che era stata colpita duramente da una frana alluvionale. Un evento che provocò ingenti distruzioni, feriti, e anche morti, che tristemente ricorda anche i fatti avvenuti in valle negli scorsi mesi.
Del disastro del 1924 scrisse anche Franz Kobler, scrittore e pubblicista austroungarico:
A Someo sono arrivate persone delle più svariate professioni, istruite o meno, giovani e vecchi, tedeschi e romandi. (...) Appartenevano a diverse fedi politiche e religiose, ma erano tutte mosse da uno stesso spirito, quello della solidarietà. (...) Il servizio civile di Someo si è distinto enormemente dal servizio militare: giunta la sera, potevamo dire di avere svolto un lavoro utile; avevamo rimosso un mucchio di macerie, scavato un fossato o innalzato un muro. (...) Someo è stato un esempio delle grandi imprese che si possono compiere se si uniscono le forze, di come il servizio civile possa pian piano sradicare lo spirito militarista. (...) Piuttosto che dilaniarci gli uni con gli altri nell’odio e nella guerra, dovremmo pensare a creare una comunità di lavoro.» (Cérésole, Franz Kobler et al. (Hg.), in: Gewalt und Gewaltlosigkeit, Handbuch des aktiven Pazifismus, 1928, p. 338 seg.)
Un primo esempio di “work camp” internazionale, tuttavia, si tenne ancora prima, nel 1920; ancora Pazzaglia ricorda infatti che durante la Prima guerra mondiale, i tedeschi distrussero completamente un villaggio vicino a Verdun, nel nord della Francia; nacque così un cantiere per la ricostruzione che vide giovani francesi, ma anche tedeschi, lavorare insieme sotto la guida del losannnese Pierre Cérésole, ingegnere pacifista e obiettore di coscienza, ma soprattutto il fondatore del Service Civile International (SCI).
Già dal suo nome, il movimento volle esplicare in modo chiaro la sua filosofia, la cui priorità prevedeva il servizio quale opera di volontariato; anche il simbolo scelto, una pala sovrapposta a una spada spezzata, era volto a diffondere nel mondo l’idea che la violenza fosse qualcosa di inaccettabile, motivo per cui questo tipo di impegno pacifico, in favore della collettività, diventò una risposta tangibile all’impostazione del servizio militare. All’inizio degli anni Venti, Cérésole insieme a Leonhard Ragaz, Hans Amberg e Karl von Greyerz, lanciò quindi una petizione per l’introduzione del servizio civile, sottoscritta da ben quarantamila persone. Allo stesso tempo, il suo scopo era quello di mostrare come il servizio civile potesse configurarsi a livello pratico, dunque quali fossero le possibilità reali che gli obiettori di coscienza potevano fornire alla comunità. Fu in occasione della valanga di Les Ormonts, nel Cantone di Vaud, che Cérésole poté dimostrare concretamente tanto alla politica, tanto all’intellighenzia militare, non solo che il servizio civile fosse possibile, ma soprattutto che la sua implementazione fosse auspicabile. Il suo appello ai volontari diede buoni frutti nel 1924, quando a Vers-L’Eglise (VD) nacque una prima forma di servizio civile grazie a numerosi obiettori di coscienza. Sempre quell’anno fu poi appunto lui stesso (assieme al fratello Ernest, colonello dell’esercito) a guidare i tanti giovani che prestarono servizio in Vallemaggia: uno straordinario esperimento di solidarietà e di impegno, motore scatenante del Servizio civile in Svizzera.
Un cammino che, però, non fu né semplice, né lineare. Basti pensate che fino al 1992 le migliaia di giovani obiettori di coscienza venivano puniti con il carcere. Le numerose petizioni per l’introduzione di questa alternativa infatti furono sempre respinte, finché le sempre più insistenti pressioni internazionali (negli anni ‘90 la Svizzera era una delle ultime nazioni senza servizio civile) furono rafforzate anche dalla votazione popolare del 1989, che puntava alla soppressione dell’esercito; per la prima volta, dunque, si mise in discussione l’apparato militare e così, nel 1996, si decise finalmente di introdurre nella Costituzione il diritto al servizio civile primariamente per risolvere il problema del rifiuto al servizio militare per motivi di coscienza. Da quel momento chiunque si trovi in una situazione di conflitto può prestare servizio civile sostitutivo; nel corso degli ultimi vent’anni i civilisti non solo sono attivi in tutte le regioni della Svizzera, ma insieme agli istituti d’impiego e alle autorità cantonali, prestano un lavoro prezioso sia di assistenza in ambito medico e sociale, sia contribuendo anche alla salvaguardia dell’ambiente e della natura
Una mostra itinerante, attualmente visitabile al Dipartimento di Formazione e apprendimento della SUPSI di Locarno, omaggia il centenario del Servizio Civile Internazionale Svizzera; nella piazza comunale di Someo è poi stata allestita anche un’esposizione di fotografie per commemorare il disastro in Vallemaggia nel suo centenario