Volge al termine Cheese 2023, manifestazione biennale dedicata al mondo caseario internazionale, svoltasi a Bra (Cuneo, Italia) dal 15 al 18 settembre 2023 e organizzata dall’associazione Slow Food.
Il tema di questa XVI edizione si è concentrato su “Il sapore dei prati”: un approfondimento su quali siano le migliori fonti di alimentazione degli animali lattiferi per ottenere formaggi, latticini e altri derivati del latte di qualità migliore per la nutrizione umana senza compromettere la salute dell’ambiente e di tutti i suoi abitanti.
Anche quest’anno l’appuntamento dedicato al mondo del latte, è stato animato dal contributo dei sapori e dei saperi di chi vive i territori, li abita, li caratterizza e li tutela. La Svizzera è stata presente in varie vesti: al Mercato Internazionale con produttori e affinatori delle eccellenze casearie, dalle più conosciute e tradizionali alle più particolari e creative; nella Gran Sala dei Formaggi in assaggio e abbinamento con le numerose etichette dell’Enoteca selezionate dalla Banca del Vino; e al Laboratorio del Gusto “Uno sguardo oltre confine” con lo Sbrinz e come partner del progetto Interregionale “TYPICALP”, portato avanti dalla regione Valle d’Aosta per l’Italia e dal Canton Vallese per la Svizzera per la valorizzazione commerciale e l’innovazione strategica rispettivamente per i formaggi Fontina DOP e Raclette AOP.
Una carrellata di eccellenze svizzere e volti da Cheese 2023
Evento internazionale dedicato ai formaggi a latte crudo organizzato da Slow Food
Siamo quello che mangiamo
Ludwig Feuerbach
La famosissima citazione del filosofo Feuerbach è stato uno dei primi motti adottati da Slow Food per spiegare quanto la scelta del cibo di cui ci nutriamo influisca sulla qualità della nostra vita e del nostro pianeta. Questo ci ricorda in parole semplici che, a differenza di altri beni che ci circondano, ogni boccone ci permette non solo di compiere azioni vitali, ma diventa proprio parte di noi, del nostro corpo, dei nostri pensieri e della nostra cultura.
Pertanto, è necessario scegliere con cura quello che mettiamo sotto i denti, tenendo conto che qualsiasi alimento prima di diventare piatto compie un viaggio molto più lungo di quello che possiamo immaginare: quanti di noi pensano a un pascolo mangiando una fonduta?
Correggere questo difetto di miopia gastronomica - chiamiamola così - è stato uno degli obiettivi di Cheese 2023: se è vero che siamo quello che mangiamo, per elementare proprietà transitiva, è importante sapere di cosa si nutrono gli animali che producono ciò che mangiamo.
Cosa rende un latte migliore in termini di valori nutrizionali e organolettici?
Se indagassimo un minimo, scopriremmo che – al pari di noi – il segreto per ottenere un latte di qualità (e tutto ciò che da esso ne deriva) in una parola, è varietà: tante più le razze lattifere si alimenteranno di vegetali diversi, tanto più produrranno un latte ricco dal punto di vista organolettico e nutritivo.
«Se gli animali sono alimentati principalmente a erba e fieno o, in assenza dei due, con granaglie intere germinali - spiega Andrea Pezzana, medico nutrizionista che collabora con Slow Food per i progetti di educazione alimentare - ritroveremmo un migliore bilanciamento tra acidi grassi polinsaturi Omega 3 e Omega 6 nei formaggi prodotti utilizzando il latte di quegli stessi animali».
Non va dimenticato, inoltre, che non è mai una questione legata esclusivamente a quanti grassi si assumono, ma soprattutto a quali si assumono: «un formaggio da erba è qualitativamente superiore, ma non per questo va consumato in dosi superiori al fine di migliorare la capacità dell’organismo di difendersi da infiammazioni croniche e patologie derivanti dall’ambiente circostante».
I prati spontanei: miniera di biodiversità
A differenza di quelli seminati, i prati spontanei - definiti prati stabili - crescono senza il bisogno di essere arati, coltivati e dissodati: essi sviluppano naturalmente un loro equilibrio tra le specie che vi nascono, possono diventare fieno per l’inverno (se falciato) o pascolo in montagna nei mesi più caldi. Sono una miniera di biodiversità di flora e fauna, dal momento che rappresentano un pasto succulento e desiderabile sia per gli impollinatori che per i ruminanti e, non da ultimo, anche per gli animali selvatici.
Inoltre, sono ottimi alleati per combattere l’impatto dell’uomo sull’ambiente: sono in grado di assorbire 1/4 delle emissioni inquinanti, riuscendo a trattenere consistenti porzioni di CO2, addirittura più del bosco (a differenza di quest’ultimo, non rischiano di liberare il carbonio accumulato in caso di incendio).
In Svizzera ci sono il 4,5% di prati spontanei in meno
L’ambiente sempre più antropizzato, in cui l’intervento dell’uomo sulla natura tramite disboscamenti, cementificazione massiva e produzioni intensive vegetali e animali, ne ha alterato gli equilibri fomentato dall’abbandono delle montagne principalmente da parte di pastori e casari che ne se sono stati i custodi a lungo - determina la fragilità dei pascoli spontanei e la loro compromissione.
Sebbene in modo minore rispetto ad altri paesi, anche il territorio elvetico negli ultimi 30 anni ha visto ridursi i propri prati del 4,5%.
Per fortuna, negli ultimi tempi, c’è stato un parziale ritorno in questi luoghi e un rinnovato interesse per i mestieri legati alla produzione casearia, che parevano destinati a scomparire.
L’ora della Terra – Matteo Franzinelli: casaro all’Alpe Piandaios nella Valle di Blenio
RSI Food 06.09.2023, 14:38
Il futuro della produzione casearia in Svizzera e l’innovazione del settore
Oggi sono attivi sul territorio vari corsi di formazione e progetti orientati a dare nuova forza propulsiva al settore: è possibile fare stage e tirocini presso un buon numero di caseifici e, una volta acquisita un po’ di esperienza, si passa ad uno step successivo di approfondimento. Infine, i nuovi neo-casari vengono affiancati nel processo di avviamento del proprio caseificio.
L’innovazione del settore è stata ulteriormente incoraggiata da programmi di ricerca multidisciplinari dedicati all’arte casearia: è il caso di “TYPICALP” un progetto interregionale Italia-Svizzera che si pone l’obiettivo di valorizzare la produzione lattiero casearia in Valle d’Aosta e nel Canton Vallese. Il progetto ha visto impegnato un gruppo di lavoro del Canton Vallese nella realizzazione di due laboratori mobili, pensati per essere estremamente versatili e attrezzabili: uno stesso truck può essere adibito alla trasformazione del latte, oppure diventare un laboratorio di analisi, o, ancora, essere un mezzo atto alla comunicazione, divulgazione, promozione e vendita.
Formaggio, cresce l'import cala l'export
Telegiornale 09.07.2023, 20:00