Ticino e Grigioni

Accordi bilaterali sotto scacco

La prossima mossa tra Berna e Bruxelles spetta al Governo federale

  • 10.02.2014, 08:44
  • 06.06.2023, 13:51
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Pierre Rusconi, consigliere nazionale UDC, l’aveva detto prima delle votazioni e l’ha ripetuto in sede di commento dei risultati: il suo partito non si aspettava di vedere approvata l’iniziativa contro l’immigrazione di massa . Sperava però in un segnale forte.

Un segnale che le urne hanno dato: sia sul fronte dei Cantoni, sia su quello della popolazione. Sono bastati 19'516 voti in più sul fronte dei sì (pari allo 0,6%) per mettere sotto scacco la politica del Consiglio federale, impostata – a partire dal 1992 - sugli accordi bilaterali, ma scarsamente attenta alle conseguenze che alcuni di questi accordi – quello sulla libera circolazione delle persone in particolare – avrebbero potuto avere, se applicati in modo anonimo rispetto al tessuto sociale di alcune regioni del Paese.

L’esito del voto in Ticino, con il 68% di voti a favore dell’iniziativa, è un messaggio forte e chiaro. L’UDC ha annunciato un’iniziativa ad hoc per dare un seguito politico al voto del 9 febbraio 2014. Da Bruxelles arrivano già le prime prese di posizione: la libera circolazione delle persone non si ridiscute. O vale per tutti o non vale per nessuno. La palla, comunque, è nel campo del Consiglio federale e spetterà a Berna formulare, nei prossimi mesi, una strategia politica capace di tradurre – nei tre anni a disposizione – i contenuti dell’iniziativa in cambiamenti tangibili. E, si badi bene, non necessariamente si arriverà a riconquistare il “paradiso perduto”. La globalizzazione, che prevede anche una ridistribuzione della ricchezza della classe media, porta con sé problemi di: equità dei salari; sanità e alloggi accessibili a tutti; traffico rispettoso di territorio e ambiente che, sempre più, diventeranno centrali e difficilmente risolvibili dal popolo di un unico Stato sovrano (sia pur esso la Confederazione elvetica).

Gli accordi bilaterali sono sotto scacco, certo, ma la geografia del voto dice che c’è anche una Svizzera (quella romanda, ma anche quella urbana – Zurigo e Basilea in prima linea -) che non è disposta a chiudere a riccio se stessa e le sue idee, limitando così le proprie opportunità. Il Governo federale dovrà tenerne conto; i cittadini dovranno tenerne conto! La politica non è una partita a scacchi e l’obiettivo di tutti dovrebbe essere, sempre, che ad affermarsi siano, non la paura, ma le idee.

Matilde Casasopra

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