La bilancia fra calorie assunte e consumate è determinante per chi a dieta cerca di perdere peso, ma è un calcolo della parte razionale del nostro cervello e non è così che funzioniamo: a spingerci a mangiare di più è la parte intuitiva di quanto accade nella nostra testa, lo stesso istinto che induceva i nostri antenati, in tempi di carestia, ad alimentarsi il più possibile per raggiungere gli obiettivi di sopravvivenza e riproduzione.
È la testi del neurobiologo statunitense Stephan Guyenet, che nel suo libro "The Hungry Brain" ("Il cervello affamato") spiega perché continuiamo a ingozzarci anche quando in realtà siamo sazi, dopo i pasti.
Molto importante è l'apprendimento, sostiene lo scienziato, e per questo per esempio ai bambini non vanno date ricompense sotto forma di biscotti o patatine. Il cibo può diventare una droga e Guyenet fornisce anche qualche trucco per combattere determinati effetti chimici inconsci: alimenti semplici e non raffinati, per esempio, ma anche pensieri "positivi" rivolti al futuro (come le prossime vacanze) quando rischiamo di cadere in tentazione.
pon