Il mercato immobiliare in Svizzera ha conosciuto un’inversione di tendenza negli ultimi mesi: il tasso di alloggi vacanti è calato nel mese di giugno per la prima volta da 11 anni, passando da 1,72% a 1,54%, secondo i dati raccolti da Credit Suisse.
Il principale motivo di questo cambiamento, secondo gli analisti, è la pandemia di coronavirus. Nel corso della crisi sanitaria i problemi di consegna dei materiali da costruzione hanno provocato dei ritardi nell’edificazione di nuove residenze, mentre le domande di nuovi permessi di costruzione era già tendenzialmente in calo negli ultimi anni.
Lo scorso anno si è anche registrata una diminuzione delle partenze dalla Svizzera più forte rispetto a quella dei nuovi arrivi, con il saldo migratorio che è così aumentato di oltre 13'000 persone. La domanda interna di abitazioni si è inoltre ripresa rapidamente durante la pandemia grazie al sostegno fiscale e le maggiori possibilità di lavorare da casa hanno portato a un aumento della domanda di superfici.
Fuga dalla città
I grandi centri urbani hanno però sofferto durante la crisi sanitaria, con il numero di alloggi sfitti che ha continuato ad aumentare, facendo segnare un +17,3%, mentre le aree periferiche e rurali hanno visto un aumento della domanda, grazie anche alla possibilità di lavorare da casa, con un calo delle abitazioni disponibili fino al 25%. Secondo i dati sui flussi migratori interni sono 14'200 le persone che hanno lasciato le città nel 2020.
RG 12.30 del 28.09.21: il servizio di Luca Beti
RSI Info 28.09.2021, 12:35
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Una tendenza registrata anche nell’Oberland bernese, dove è stata registrato una maggiore domanda da parte di chi vive in città, alla ricerca di maggiori spazi e natura. Un aumento dell’interesse che ha portato a un aumento dei prezzi in tutto l’arco alpino delle case di vacanza, che vengono però usate anche nei giorni feriali grazie al telelavoro.