Per il nostro Paese si tratterà di una specie di rivoluzione. Una rivoluzione digitale: a partire dal 30 settembre addio alle tradizionali polizze di versamento arancioni e rosse. Non saranno più stampate. Al loro posto SIX - la società che gestisce l'intero traffico su scala nazionale – ha deciso nel giugno del 2020 di passare alle polizze bianche recanti un codice QR. Si tratta di rispondere alle esigenze di mercato, spiega l'azienda a Tempi Moderni, il magazine economico di RSI LA1. L'obbiettivo è rendere i pagamenti più facili, veloci ed efficienti.
In questa fase di transizione molte aziende hanno cominciato ad organizzarsi acquistando programmi di gestione che permettono di stampare autonomamente le fatture con il relativo codice QR. Una specie di rivoluzione, si diceva. In fondo però non è che cambierà poi molto rispetto al passato. Si potrà continuare a pagare le fatture allo sportello postale, via e-banking o inviando alla banca gli ordini di pagamento. Oltre al codice QR le polizze continueranno infatti a riportare i dati del destinatario del pagamento: numero di conto corrente postale, IBAN o ancora numero di riferimento. Nessuno dovrà quindi cambiare abitudini.
SIX, che tra l'altro gestisce anche la Borsa svizzera, rassicura così la popolazione. Ma avverte: il tempo stringe, le aziende devono aggiornarsi. Dal 30 settembre l’elaborazione dei pagamenti tramite le vecchie polizze dovrà avvenire manualmente cosa che genererà costi supplementari.
Una tappa verso la completa digitalizzazione
Le fatture QR rappresentano solo una tappa verso un'ulteriore digitalizzazione del traffico pagamenti. L’idea è l’uso generalizzato di e-bill: un sistema (già in atto seppur parzialmente) che permette l'invio delle fatture direttamente e in modo sicuro al sistema di e-banking e mobile banking dei clienti, senza dover ricorrere a lettere o a messaggi di posta elettronica. I clienti verificano tutte le informazioni online e possono autorizzare il pagamento delle fatture semplicemente premendo un tasto. Un metodo che si rivelerà anche più ecologico, dato che permetterà di rinunciare completamente alla carta.
Da dove viene il Codice QR?
Il Codice QR ha assunto fama mondiale soprattutto negli ultimi mesi grazie (o forse sarebbe meglio dire a causa) dei certificati Covid-19. Eppure, la sua origine risale al 1994. Il suo nome per esteso è Quick Response Code (liberamente tradotto in codice a risposta veloce) ed è stato sviluppato in Giappone. La prima società a utilizzarlo è stata la Toyota, che lo usava per tracciare i componenti delle auto nelle sue fabbriche. Il codice è formato da un quadrato principale che ne ingloba altri bianchi e neri. Questi non sono altro che numeri e lettere codificati. Per leggerli occorre inquadrare il codice con un lettore, di solito in dotazione sugli smartphone oppure facilmente scaricabile sui telefonini stessi o su altri dispositivi. Il codice QR si trova ormai un po' dappertutto: può rappresentare un collegamento a una pagina Internet, un semplice testo, un menu di bar e ristoranti con i relativi prezzi. In generale, qualsiasi cosa che possa essere scritta con numeri e lettere.
Questo e altri temi sono stati affrontati dalla trasmissione Tempi Moderni (#rsitempimoderni) il magazine economico della RSI in onda ogni domenica alle 21:55 si RSI LA1. La trasmissione è disponibile anche online:
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Tempi moderni 16.01.2022, 21:55