Pacchi non richiesti con tanto di fattura allegata: a qualcuno sarà già capitato di riceverli. Cosa fare in questa circostanza? SEIDISERA ha raccolto la testimonianza di chi si è trovato in questa situazione.
La storia in questione vede come protagonista una signora anziana del Sopraceneri che a settembre si è vista recapitare due pacchi di pappa reale insieme a una fattura di 235 franchi. Il mittente è una ditta di San Gallo. Il prezzo appare subito come caro, stando al costo medio di articoli del genere venduti sul web, e inoltre la destinataria ci ha confermato di non aver mai ordinato nulla. Abbiamo così provato a contattare il numero di telefono indicato sulla fattura, imbattendoci però in un messaggio registrato che chiedeva di inviare una mail. Detto fatto, ma senza ottenere una risposta e senza nemmeno ottenere un’etichetta per poter rispedire il pacco.
Da verifiche effettuate, risulta che la ditta indicata sulla fattura non è iscritta al registro di commercio del Canton San Gallo, fa invece riferimento a un’azienda romanda che però ha un altro nome che figura solo nella parte bassa del documento. Il proprietario è pure titolare di una seconda ditta, della quale esiste un sito internet sul quale figura un numero di telefono che abbiamo contattato, finendo sullo stesso messaggio registrato di prima.
Una ditta già segnalata
Scriviamo di nuovo una mail, questa volta specificando di essere giornalisti e, finalmente, otteniamo la risposta del titolare. Ci ha spiegato che deve essersi trattato di un errore, forse dovuto al team di vendita. Una collaboratrice ci ha assicurato, in maniera un po’ ruvida, che la fattura era già stata annullata in ottobre. Ha aggiunto di non poter rispondere direttamente alle telefonate vista la mole di lavoro che deve svolgere per entrambe le ditte. Sul fatto che nessuno avesse contattato la signora per avvisarla, la ditta si è giustificata dicendo che avrebbe dovuto farlo una terza persona.
Il titolare da noi contattato, conferma che la ditta romanda è attiva nel telemarketing di prodotti per la salute, ma esclude l’invio non richiesto. In merito alla ditta di San Gallo, ha sostenuto che è la sede del deposito, senza però precisare per il nome sulla fattura è diverso.
Ovviamente errori non si possono escludere. Tuttavia le ditte in questione figurano comunque – assieme a molte altre - nell’elenco di quelle segnalate per invii indesiderati dalla rivista “Bon à savoir” e dall’Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana (ACSI).
ACSI: “La legge parla chiaro, non pagate”
Il caso, quindi, non sembra essere un unicum. Per capire come difendersi, SEIDISERA ha contattato Franca Garbellini, responsabile Centro infoconsumi ACSI che conferma segnalazioni di casi simili. “Non arrivano spesso, ma con una certa regolarità”, spiega, aggiungendo che si tratta quasi sempre delle stesse aziende: “Ma crediamo che siano molte di più”.
Cosa fare in queste situazioni? “Il codice delle obbligazioni recita molto chiaramente che l’invio di una cosa non ordinata non è da considerarsi come proposta d’acquisto e quindi il destinatario non è obbligato a rispedire o conservare il pacco”, risponde Garbellini, “significa semplicemente che se ricevo un pacco con merce che non ho ordinato, posso cestinarlo”.
“Quando qualcuno si rivolge a noi per casi del genere – prosegue – di solito le fatture vengono annullate, non si arriva neanche alla denuncia. Però spesso ci vuole tempo: non bisogna cedere”.
Secondo Franca Garbellini, tuttavia, le segnalazioni che arrivano all’ACSI sono solo una minima parte dei casi reali: “Tante persone, pur di farla finita, pagano”.
Finora, conclude l’esperta, l’ACSI non si è mai imbattuta in precetti esecutivi per casi del genere: “Le ditte continuano a mandare richiami di pagamento, ma se qualcuno dovesse inviare anche un precetto, il consiglio è di fare subito opposizione: in questo caso spetta infatti alla ditta eseguire un iter per l’incasso forzato da portare davanti a un giudice”.
Se il pacco è un... pacco
SEIDISERA 08.11.2022, 19:52
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