“Quello che mi interessa è l’umanità”

Oliviero Toscani è morto all’età di 82 anni. È stato uno dei più famosi fotografi italiani e mondiali. Toscani aveva anche un rapporto piuttosto assiduo con la Svizzera: studiò da ragazzo alla Kunstgewerbeschulen (ora Università delle Arti di Zurigo). “La scuola era ed è tuttora formidabile, la più impegnativa ma anche la più interessante, almeno in quel periodo storico – spiegò lui stesso, ospite del programma della RSI “Il gioco del mondo” nell’aprile del 2017. – Non sapevo la lingua, ma andare a studiare in un posto dove non si conosce la lingua, oltre a permetterti di impararne una nuova, ti dà una marcia in più, ti insegna a ragionare in un altro modo. Dovrebbe essere obbligatorio andare a studiare dove si parla una lingua diversa!”.

Il padre di Oliviero Toscani, Fedele Toscani, fu anche lui un famoso fotoreporter italiano. Anche sua sorella, di 10 anni più anziana, seguì le orme del padre, come Oliviero Toscani. “Ma non c’è mai stata competizione o complesso: la nostra è stata una famiglia di artigiani”.

Toscani è conosciuto per alcune fotografie molto controverse e provocatorie: “Bacio tra prete e suora” del 1999, le immagini di detenuti nel braccio della morte, gli scatti intitolati “No-Anorexia” del 2007 con la modella Isabelle Caro, 31 chili, morta pochi anni dopo. “Io non fotografo paesaggi – spiegò lui stesso ai nostri microfoni, intervistato da Damiano Realini. – La natura è perfetta: l’unica sua imperfezione è l’essere umano. E a me interessa l’umanità, che credo debba diventare il grande progetto futuro dell’essere umano. È l’umanità che voglio approfondire con il mio lavoro”.

Le fotografie di Toscani alla modella anoressica Isabelle Caro sono fra quelle che hanno suscitato più polemiche: c’è chi lo ha accusato di essere addirittura uno sciacallo che sfrutta le disgrazie del mondo per vendere i capi di Benetton (il marchio per il quale curava le campagne pubblicitarie che destarono scalpore). Interpellato su questo argomento, Toscani ha dichiarato: “Ho sfruttato la comunicazione per dire delle cose che, se fossero passate editorialmente, nessuno le avrebbe viste. Il fatto di far vedere le cose da un’altra angolazione ha generato attenzione”.

Toscani è stato, oltre vent’anni fa, anche sfortunato testimone di uno dei casi di cronaca che più segnarono la Svizzera e il Ticino: l’incidente, il 24 ottobre del 2001, nella galleria autostradale del San Gottardo. Lui in quel momento era nella galleria. “Notai subito questo camion (quello che causò l’incidente) e a un certo momento lo vidi sbandare fortemente sulla destra, rimbalzare sulla parte sinistra e andare a sbattere contro il traffico inverso – raccontò pochi giorni dopo il disastro che provocò 11 morti. Il rumore fu tremendo, ci fu subito del fumo. Ero nella prima automobile dietro questo camion: per fortuna mia moglie, molto concreta, mi ha subito urlato: gira la macchina subito perché potrebbe esplodere. Ho girato la macchina e sono andato nell’altra corsia, libera perché bloccata dal camion, e ho iniziato a guidare verso l’uscita del tunnel. Mentre uscivo cercavo di fermare le auto che entravano”.