Il 21 aprile 1922, un secolo fa, a Roma moriva Alessandro Moreschi, ritenuto l'ultimo "soprano naturale" come venivano detti i cantanti castrati. Era nato nel 1858 a Montecompatri, nel Lazio. Come migliaia di altri ragazzini, tra cui il celeberrimo Farinelli, prima della pubertà subì la mutilazione in grado di conservare la voce femminile unendola alla potenza del torace maschile. Nel 1871 fu portato a Roma per approfondire le conoscenze musicali e nel 1883 ottenne il ruolo di soprano della Cappella Pontificia, il coro più prestigioso, che impiegava castrati sin dal 1500.
Ben presto fu chiamato "Angelo di Roma" e si guadagnò una notevole fama. Tanto che il 9 agosto 1900, dietro espressa richiesta della Casa Reale italiana, cantò, diretto da Pietro Mascagni, ai funerali di Umberto I. Nel 1902 e nel 1904 effettuò una serie di incisioni fonografiche che hanno consegnato la sua voce alla storia.
Rimase in attività fino al 1921. Era l'ultimo evirato. Il musicologo Franz Haböck scrisse: "la voce di Moreschi può solo essere paragonata alla chiarezza e alla purezza del cristallo".