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Voi che sapete...

Castrati: Rivincita in musica

di Giovanni Conti

  • 22.10.2020
  • 36 min
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L’ultimo è morto nel 1922 e si chiamava Alessandro Moreschi

Quella dei cantanti castrati fu una straordinaria esperienza artistica, frutto di grandi sacrifici, dei quali è più che mai opportuno non dimenticare la loro eredità ad anche la loro angoscia. In tempi in cui si aveva il pudore ad utilizzare la parola ‘castrati’, ad esempio, Ugo Foscolo, nei Sepolcri, definì Milano “città di evirati cantori allettatrice”. L’’impiego di cantanti castrati nel teatro d’Opera è antichissimo, e risale all’inizio dell’Impero Bizantino, durante il V secolo. Se nel Medioevo diversi bambini venivano evirati per mantenere una voce “celestiale”, questa pratica divenne una vera e propria moda durante il XVII secolo quando in tantissimi, prevalentemente provenienti da famiglie povere, vennero evirati (evirazione bianca) per preservarne la voce infantile.

Mai come in tempi recenti si è tornato a parlare di cantanti castrati dando vita ad un florilegio di controtenori non sempre di straordinaria qualità, mettendo anche in scena opere che li vedono protagonisti. Una spinta notevole la si deve anche a Cecilia Bartoli la quale, dopo aver dedicato a Farinelli il Festival di Salisburgo 2019 li ha ripresentati al Maggio Musicale fiorentino. Ma il revival non finisce qui….

Moda o necessità ? Olivier Bosia e Giovanni Conti ne parlano con il critico musicale Andrea Ottonello e l’esperto di melodramma in musica Giorgio Appolonia.

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