"È una delle scene di maggiore orrore, dal punto di vista culturale, a cui ho assistito nella mia vita di studioso, perché c'è la volontà quasi simbolica di rimuovere questi oggetti": così, ai microfoni del Radiogiornale, l'archeologo ed egittologo Antonio Loprieno commenta il video diffuso dall'autoproclamato Stato islamico in cui si mostra la distruzione di opere nel museo della civiltà di Mossul, in Iraq.
L'antica Ninive, spiega il rettore dell'Università di Basilea, era il centro della cultura assira, una delle più grandi dell'antichità e che ha quale caratteristica l'aver lasciato un patrimonio quantitativamente piuttosto limitato.
Una parte delle statue demolite, tuttavia, non era originale: come precisato oggi (venerdì) da fonti della commissione nazionale irachena per il patrimonio archeologico, alcune erano copie di opere custodite a Baghdad o all'estero.
L'UNESCO si rivolge all'Aia
La direttrice dell'UNESCO, Irina Bokova, ha interpellato la Corte penale internazionale in merito agli atti vandalici commessi a Mossul, in quanto è convinta che ciò mobiliterà gran parte delle opinioni pubbliche.
Per l'ex parlamentare bulgara non è solo una questione culturale, ma è anche un problema di sicurezza maggiore, perché si tratta di una strategia del terrore per destabilizzare e manipolare la popolazione.
RG 12.30 del 27.02.2015 L'intervista di Gabriele Bohrer ad Antonio Loprieno, egittologo, archeologo e rettore dell'Università di Basilea
RSI Info 27.02.2015, 12:29
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