Il Festival di Cannes non è solo film, ma come sempre più spesso capita nelle manifestazioni di questo genere vuole allargare i suoi orizzonti alle molteplici realtà della visione contemporanea.
Quest'anno è la Quinzaine des réalisateurs, la sezione indipendente che ha un nuovo delegato generale nell'italiano Paolo Moretti, ad organizzare un'esposizione che consente allo spettatore un'esperienza di arte totale legata alla realtà virtuale.
La firma è quella di Laurie Anderson, moglie dello scomparso Lou Reed e poli-artista sperimentale di grande fama, che in carriera ha spaziato dalla musica, alle arti figurative, alla regia cinematografica, alla performance, spesso unendo tutte le discipline, come accade in questo caso con i tre prodotti audiovisivi realizzati insieme al cinese Hsin-Chien Huang e fruibili con un casco per la VR.
Laurie Anderson e Hsin-Chien Huang durante il vernissage
Fluttuare nello spazio a contatto con strane creature fatte di cifre, trovarsi su un aereo che si smaterializza lasciandovi nel vuoto, dover perlustrare una serie di stanze sospese che somigliano a quelle di certi videogame. Lo si fa in To the Moon, Aloft, Chalkroom. Rischiando di star male o di vomitare, ma anche di vivere un'esperienza indimenticabile e di grande impatto sensoriale.
Secondo la Anderson, più i dispositivi si rimpiccioliscono più il fruitore diventa parte attiva, in modo diverso da come guarda le immagini del cinema. L'abbattimento delle pareti immaginarie che si ottiene facendo un'esperienza di realtà virtuale permette, sempre secondo l'artista americana, di passare dall'ossessiva dimensione dell'io, tipica del nostro modo di vivere, alla possibilità di guardare le cose con la prospettiva del tu.
L'esposizione, intitolata Go where you look, si svolge in uno spazio culturale della città di Cannes ricavato nell'ex obitorio.