I premi vanno e vengono. Ormai lo sappiamo: spesso cambiano la vita di un film, altre volte restano solo nelle statistiche. E questo si vede soprattutto dalle grandi differenze che caratterizzano i diversi festival: a Cannes, che è il più importante di tutti, se il film non ha un contratto di distribuzione nelle sale francesi, in concorso non ci può andare. Venezia e Berlino non sono così tassativi, anche perché in Germania e Italia il cinema non è così centrale nel panorama culturale come in Francia. Locarno è un mondo a parte, per scelta: il concorso si rivolge ad autori spesso al primo lungometraggio o al secondo; ricerca temi, stili e linguaggi che sono meno popolari. Poi ci sono le eccezioni, come ad esempio Hang Sang-soo, che con quello di quest’anno è arrivato a cinque Pardi per i suoi film…
A questo corrisponde una programmazione della Piazza Grande su cui si può anche riflettere ad ampio respiro. La “vetrina” del Festival locarnese, la sala cinematografica all’aperto più grande e più bella d’Europa, forse merita anche qualcosa di più popolare, più “blockbuster” come accadeva qualche anno fa. Se davvero la riflessione sul cambio di date è legata anche alle difficoltà di avere film e ospiti di punta, con Venezia che si inaugura poche ore dopo lo spegnimento delle luci di Locarno, ebbene, che si discuta!
Fa tantissimo piacere avere in piazza Alfonso Cuaròn o Shah Rukh Khan, ma sarebbe bello anche vedere se non proprio l’ultimo, almeno uno dei loro film più recenti. Per Jane Campion con The Piano o Irène Jacob con Trois couleurs: Rouge riscopriamo le vette più importanti della loro carriera. Ma hanno anche fatto altro (Jacob un film presentato a Berlino e uno che vedremo a Venezia, entrambi firmati da Amos Gitai) e forse il pubblico della Piazza avrebbe gradito. Per i giornalisti è forse più facile chiacchierare con gli ospiti sgravati dalla attualità di promuovere il loro ultimo film e disposti a raccontarsi di più e a lungo: ma il grande pubblico questo lo sente in radio, lo vede in tv o lo legge sui giornali, mediato dall’intervistatore. E non ha l’emozione diretta e primaria di scoprire un film.
Il Concorso internazionale ha evidenziato ancora una volta una spaccatura: molti titoli presenti non sono riusciti a parlare al pubblico per racconti troppo astrusi e pretenziosi. Ha risollevato il morale vedere una giuria compatta nel premiare i film più narrativi della sezione e con storie emozionanti. Sia il Pardo d’Oro, andato al lituano Toxic, sia la miglior regia per Seses e il premio speciale a Mond ci dicono quanto abbiamo necessità di storie che siano una sorta di mappa del mondo in cui viviamo. Tutti e tre i film sono stati girati in maniera impeccabile, con buone soluzioni formali e nessuno dei titoli era un prodotto televisivo. Questo va detto per rassicurare il direttore artistico, Giona Nazzaro, che, come un mantra, sparge il verbo della cifra stilistica ed estetica di film poco riusciti.
Le altre sezioni svolgono al meglio quanto a loro è chiesto: la scoperta dei nuovi linguaggi e dei nuovi autori (Cineasti del Presente, Pardi di Domani, Open Doors). Sono però i pilastri portanti, Piazza e Concorso, che forse meriterebbero un cambio di passo, uno sforzo verso il (grande) pubblico. La percezione, a volte sembra, quella di un pranzo, gustoso, ma cucinato con quello che si trova in dispensa al momento: sappiamo che non è così, ma valle a disinnescare queste impressioni di pancia…
I premiati del Locarno Film Festival
Il Quotidiano 17.08.2024, 19:00
In diretta dal Film Festival di Locarno
Il Quotidiano 17.08.2024, 19:00
Locarno Film Festival, il bilancio della 77esima edizione
Telegiornale 16.08.2024, 20:00